Il terremoto in Abruzzo ricorda purtroppo come la quasi totalità del territorio nazionale italiano sia sismico: contro i terremoti non esiste, al momento, possibilità di difesa che non sia l'organizzazione di piani di soccorso delle popolazioni e la costruzione di edifici anti-sismici.
Questa esigenza è naturalmente generale, però ha particolare gravità per Napoli.
Il Vesuvio non è un vulcano spento, ma attivo: soltanto, al momento si trova in stato di quiescenza, però è destinato prima o poi a risvegliarsi. Inoltre, è una legge della vulcanologia che la violenza di una eruzione vulcanica risulta proporzionale al lasso di tempo trascorso dall’ultima, ossia più lungo è l’intervallo, maggiore risulta l’eruzione.
L’ultima eruzione risale al 1944, il che fa di questi 65 anni la pausa più lunga nell’attività del vulcano partenopeo da circa 2000 anni, in pratica dalla fase di latenza del Vesuvio da un improvviso risveglio e dalla distruzione di Pompei, Ercolano e Stabia nel 79 d.C.
Il punto fermo da considerare è che il vulcano di Napoli un giorno riprenderà la sua attività, in maniera intensa. Un’eruzione violenta potrebbe comportare non soltanto colate di lava, che sarebbero relativamente lente e soggette ad arresto od almeno rallentamento tramite fosse e terrapieni, ma anche una pioggia di sassi e cenere incandenscente, o persino una vera e propria “nube ardente”, contro cui l’unica vera difesa sarebbe un’evacuazione di massa. Lo scenario peggiore, però tutt’altro che impossibile, verrebbe dato da una eruzione vulcanica in contemporanea ad un terremoto: è bene ricordare che Napoli è una città con molte centinaia di grandi cavità naturali nel proprio sottosuolo.
Partendo da ciò bisogna interrogarsi su che cosa accadrebbe in tale circostanza. Napoli è per dimensioni la maggiore città italiana, ha un’elevata densità di popolazione, si trova stretta fra il mare da una parte, il vulcano dall’altra, ed ha un sistema viario piuttosto intricato. Anni addietro, dinanzi all’eventualità di una eruzione del Vesuvio, la Protezione Civile ammise che il piano di uno sgombero anche solo di parte dell’area urbana napoletana risultava quanto mai difficile, per non dire inapplicabile.
Essendo impossibile cercare di prevedere quando avverrà la nuova eruzione vesuviana, mentre invece è certo che essa accadrà, la miglior soluzione, anzi l’unica, consiste nell’organizzare un piano realmente fattibile ed efficace di evacuazione, almeno dell’area più minacciata. Napoli si trova seduta ai piedi di una bomba ad orologeria, che potrebbe produrre una catastrofe peggiore di quella del 79 d.C.
Questa esigenza è naturalmente generale, però ha particolare gravità per Napoli.
Il Vesuvio non è un vulcano spento, ma attivo: soltanto, al momento si trova in stato di quiescenza, però è destinato prima o poi a risvegliarsi. Inoltre, è una legge della vulcanologia che la violenza di una eruzione vulcanica risulta proporzionale al lasso di tempo trascorso dall’ultima, ossia più lungo è l’intervallo, maggiore risulta l’eruzione.
L’ultima eruzione risale al 1944, il che fa di questi 65 anni la pausa più lunga nell’attività del vulcano partenopeo da circa 2000 anni, in pratica dalla fase di latenza del Vesuvio da un improvviso risveglio e dalla distruzione di Pompei, Ercolano e Stabia nel 79 d.C.
Il punto fermo da considerare è che il vulcano di Napoli un giorno riprenderà la sua attività, in maniera intensa. Un’eruzione violenta potrebbe comportare non soltanto colate di lava, che sarebbero relativamente lente e soggette ad arresto od almeno rallentamento tramite fosse e terrapieni, ma anche una pioggia di sassi e cenere incandenscente, o persino una vera e propria “nube ardente”, contro cui l’unica vera difesa sarebbe un’evacuazione di massa. Lo scenario peggiore, però tutt’altro che impossibile, verrebbe dato da una eruzione vulcanica in contemporanea ad un terremoto: è bene ricordare che Napoli è una città con molte centinaia di grandi cavità naturali nel proprio sottosuolo.
Partendo da ciò bisogna interrogarsi su che cosa accadrebbe in tale circostanza. Napoli è per dimensioni la maggiore città italiana, ha un’elevata densità di popolazione, si trova stretta fra il mare da una parte, il vulcano dall’altra, ed ha un sistema viario piuttosto intricato. Anni addietro, dinanzi all’eventualità di una eruzione del Vesuvio, la Protezione Civile ammise che il piano di uno sgombero anche solo di parte dell’area urbana napoletana risultava quanto mai difficile, per non dire inapplicabile.
Essendo impossibile cercare di prevedere quando avverrà la nuova eruzione vesuviana, mentre invece è certo che essa accadrà, la miglior soluzione, anzi l’unica, consiste nell’organizzare un piano realmente fattibile ed efficace di evacuazione, almeno dell’area più minacciata. Napoli si trova seduta ai piedi di una bomba ad orologeria, che potrebbe produrre una catastrofe peggiore di quella del 79 d.C.
Marco benvenuto!!
RispondiEliminaQuello che scrivi è purtroppo vero.
Conosco un po' Napoli e sono stato in una di quelle cavità sotterranee che dici.
E' un grossissimo problema e per di più hanno costruito alla base del cono vulcanico.
Un'evacuazione in massa si presenta problematica,
tenendo anche conto che le vie di uscita dalla città potrebbero essere rese inagibili da un terremoto.
ciao
Marcello
Marco
RispondiEliminavedo, con piacere, che anche tu usi la "d" eufonica "Napoli "ed" il Vesuvio", davanti a vocali diverse dalla "e".
A questo proposito, mesi fa ebbi una grossa web discussione con una giovin signora, alla fine le dissi che, quando frequentavo io il liceo, c'erano dei signori professori,mentre oggi "er mejo" è di pietro.....
Ciao
Marcello
L'Italia non è il Giappone, bisognerebbe farlo capire agli Italiani; i Napoletani e i Siciliani hanno costruito inopinatamente sulle falde del Vesuvio e dell'Etna le loro case...con quale criterio ?
RispondiEliminaPreparare un piano serio di evacuazione sarebbe il minimo, certo lo si potrà e dovrà fare, ma dal dire al fare c'è di mezzo il mare e non basterà la volontà politica di questo Governo, darà necessario l'impegno di tutti i cittadini.
L'ITALIA E' FATTA, BISOGNA FARE GLI ITALIANI.
Caro Marcello,
RispondiEliminacerco nel mio piccolo di scrivere un italiano corretto, anche se commetto sovente errori. Oggigiorno purtroppo la televisione e la decadenza della scuola hanno condotto ad un vero massacro della lingua dell'Alighieri.
Cara Ambra,
ciò che scrivi è vero. Però, Napoli è stata fondata alle pendici del Vesuvio per la fertilità del suolo, e poi, con un processo naturale di sviluppo, è andata crescendo fortemente a partire dal secolo XIV d.C.
Per il resto, hai ben ragione nel citare l'immortale frase del D'Azeglio, e nell'ammonire che, senza una fattiva collaborazione dei Partenopei,un piano di evacuazione non è attuabile.