26 dic 2009

Un duo, quasi trio, di furbacchioni

L'ultimo post di Sarcastycon fa pensare ad un trio di furbacchioni. Un trio che ha trovato modo di far soldi, sfruttando la satira in modo maldestro, e affinandosi nell'arte dello "sputtanamento"; come adesso sembra abbia imparato a fare anche il capostipite dei tre. Che bisogno c'era di tirare in ballo un'intervista del 1991, per scrivere un altro libro su Berlusconi? Già ne ho uno della Baldini Castoldi Dalai, edito l'anno scorso, che, dopo averne letta qualche pagina, l'ho buttato da qualche parte perchè mi era sembrata la solita solfa. Se è per quello, anch'io conosco un aneddoto del presidente Berlusconi, riferito agli anni '80, di quando faceva l'imprenditore a tempo strapieno e curava personalmente tutti gli acquisti di Euromercato, che all'epoca faceva parte del gruppo Standa: l'ho già raccontato in altro post, e non ritorno sull'argomento. Ad ogni modo credo che i tre abbiano trovato la maniera di far soldi puntando sull'ingenuità popolare: un modo per fare lauti guadagni col minimo sforzo: e intanto i gonzi li stanno ad ascoltare e prendono le loro gag e le loro parole come oro colato. Ho incluso anche il capo famiglia, in quello che prima era solo un duo, perchè stando all'articolo di Antonio Selvatici, pubblicato da Sarcastycon, assieme alla sua vignetta satirica, pare che anche il padre si stia adeguando all'andazzo dei figli. Beninteso, però, che, dei tre, sarei propenso a salvare almeno il figlio, perchè sa essere veramente esilarante, soprattutto quando prende di mira anche altri personaggi pubblici, che non sono il solito Berlusconi. Nelle gag del fratello vi è una certa originalità e "decenza", mentre quelle della sorella sembra si basino solo sullo "sputtanamento", e su false credenze popolari (che ormai non sono più quelle della maggioranza). Insomma, nelle sue gag c'è ben poco di artistico, di originale: è meglio che Rai, Mediaset, o altri, si basino d'ora in poi su altri artisti (ne ho vista una brava, romanesca, anche se non più giovanissima, su Rai1, il pomeriggio della vigilia di Natale). Quanto al libro di 600 pagine, scritto dal padre dei due, credo sia un mattone, come quello dell'allora segretario dei DS, libro che mi regalarono e che usai come ferma porte, finchè non lo buttai al macero perchè troppo sgualcito.

Dal blog di Marshall

17 dic 2009

AUGURI

http://linkati2.wordpress.com/files/2009/10/hacemos-u_1_1-_.pps

Vengono per noi dal Contingente Spagnolo in Afghanistan.
Un abbraccio Ambra

27 nov 2009

Per Fare Futuro il più grave dei delitti è SCRIVERE



La teoria dell'anonimato etnico-geografico proposta da Filippo Rossi della fondazione finiota Fare Futuro è un' aberrazione e sappiamo bene che si può errare ma che non si deve aberrare. Pensare di mettere la mordacchia alla stampa per ottenere la cancellazione della provenienza geografica di chi uccide, stupra, ruba, rapina, ferisce è un'altra idea che non avrà alcun Futuro né immediato né lontano. I lettori sono intelligenti e acuti e snobbano i quotidiani "velinari". Pensare di fare pressione sull' Ordine dei Giornalisti, è un'altra pia illusione. Quand'anche la ottenessero, ci sono ormai molti scriventi sui giornali che (forse per loro fortuna) non sono iscritti a tale ente. Ci aveva già provato Laura Boldrini dell'ONU ad approntare il suo buonistico Zibaldone per la stampa. Ma dato che è rimasto lettera morta, ora ci prova Filippo Rossi. Qual è dunque il peggiore dei delitti, caro sig. Rossi, stuprare, penetrare a casa d'altri a spaventare dei tranquilli cittadini coi passamontagna e le armi puntate, rapinare i negozi, spacciare droga o SCRIVERE? E perché mai sarebbe irrilevante specificare la provenienza degli assassini, secondo questa raffinata testa "pensante"?

Noi Italiani non abbiamo mai avuto un simile privilegio quando eravamo popolo di emigranti (e non "migranti" come si predica oggi). E ancor oggi dobbiamo sopportare lo scherno e i pregiudizi di altri paesi sempre pronti ai luoghi comuni nei nostri confronti. Eppure non ci sognamo di mettere dei microchip nei cervelli altrui per farci amare. E nemmeno, a varare delle leggi contro l'antiitalianismo. E neanche, di pretendere che si ometta di scrivere che il tal cittadino proveniente dalla tal provincia italiana ha perpetrato il tale reato, cosa che del resto in Germania, durante la recente sparatoria e regolamento dei conti a sfondo mafioso si è fatto.

La cancellazione della provenienza etnico-geografica è un altro mattone del nuovo Muro Europeo che si vuole costruire. Altro che fratellanza tra i popoli d'Europa! Another brick in the wall, come cantavano i Pink Floyd. Una società liquida, senza memorie né identità con esseri uomini ridotti allo stato amebico: è questo che vuole il signor Filippo Rossi e il suo Mentore?
Sempre Fare Futuro sfoggia un'altra chicca: il dissolvimento dell'identità nazionale che chiama col termine televisivo di "identità generalista" , a favore di una nuova reinventata "identità espansa, dinamica, molteplice". Leggere l'articolo di Franco Belolli qui. La morale è chiara: si vogliono reinventare una pseudodestra globalista, internazionalista, immigrazionista "antiindentitaria" e far fuori quella legittimamente eletta dai cittadini.




dal blog di Nessie
http://sauraplesio.blogspot.com/

11 nov 2009

L'Italia sul Viados del Tramonto e del de-Gradoli

09 November 2009
dal blog di Nessie
http://sauraplesio.blogspot.com/2009/11/litalia-sul-viados-del-tramonto-e-del.html


L'umanità è sull'orlo di un impazzimento e a ciascuno il suo mondo-immondo. Parlo di quella vasta zona franca di clandestinità brasiliana detta viados, pagati "profumatamente" da personaggi pubblici, professionisti e cittadini al di sopra d'ogni sospetto. Alla faccia della disoccupazione e dei cassintegrati! Basta venire clandestini dal Brasile a Roma o in altra città italiana, essere uomini travestiti da donne, battere il marciapiede, che si può far fortuna coi politici più pervertiti o professionisti in cerca di buone vibrazioni. Tanto paga lo stato, la regione, gli enti pubblici. Cioè noi gonzi. E magari gli danno pure la corsia preferenziale per il permesso di soggiorno, se poi devono testimoniare in tribunale (si veda il caso Natalie).

Ormai non c'è giornale, rotocalco, trasmissione o salotto tv che non ospiti trans e metta in copertina qualche trans. Dalle "quote rosa" alle "quote gay", e da queste alle "quote trans". Siamo all'Italia delle quote. E guai a chiamarli al maschile nonostante abbiano dei falli lunghi tre spanne! No, secondo l'ex onorevole Luxuria Guadagno di PRC bisogna chiamarli "le trans", al femminile. Ma perché, se vogliono appartenere al genere femminile non se lo fanno asportare, allora?

Si scomodano psicologi e sessuologi per sapere come mai molti uomini (vista la clientela notturna che traffica intorno ai Viados) snobbano le mignotte per andare con dei mostri che sembrano mascheroni da fontana. Labbra modello gommone Zodiac, più truccati di una battona del raccordo anulare (poveretta, ormai un reperto archelogico da proteggere come il panda), con addosso paccottiglia da fiera di S. Giuseppe, lustrini calze a rete e minigonne che scoppiano loro addosso con tanto di tacchi sadomaso. Credevamo di averli visti solo nel pianeta Transylvania del Rocky Horror Picture Show o in Priscilla, regina del Deserto, e invece si scopre che i "transylvani" sono pure mercenari ricercati.

L'affare Marrazzo ha dato definitivamente la stura a un fenomeno che si era già evidenziato con Sircana dalla faccia pensosa ed emaciata e con Lapo Elkann, lo squatter-chic cocainomane di casa Agnelli. Cosa ha portato quest'ultimo a rinunciare a una ragazza graziosa come Martina Stella, la giovanissima e bionda attrice che abbiamo visto ne " l'Ultimo bacio" di Muccino, per andare con un vecchio trans a nome Patrizia (foto piccola in basso) a cui cade la faccia come un mastino napoletano e dai capelli come crine di cavallo?

Cosa porta Marrazzo a mettere corna su corna alla sua distinta signora Roberta Serdoz per poi correre a sollazzarsi di nascosto con tanto di denaro pubblico e auto di servizio presso simili mostroni baracconeschi? Una risposta ce l'avrei.

Il trans è la personificazione di quel "De Immundo" che già era arrivato a noi nei musei, nelle mostre, nelle "installazioni" coi water e i bidet come sculture, la merda d'artista, le siringhe della droga, i quadri con le uova strapazzate sulle tele, quando non addirittura fatti con cenere ed escrementi. Insomma, dall'età del gusto a quella del disgusto.

Con le sue orrende tette rigide al silicone, il trans fa pensare all'incarnazione degli effetti speciali di un fanta-horror popolato da crudeli androgini del tipo androide che vagano per metropoli fatiscenti e sconquassate in stile Blade Runner. Chi li frequenta pratica quello stesso cupio dissolvi per cui vediamo tanti giovani beccarsi infezioni (anche mortali) col piercing sulla lingua, nell'ombelico o in altre parte intime, coi pluriorecchinati su ambedue i lobi delle orecchie, o coi tatuaggi a carta geografica sul corpo fino a non lasciare nemmeno più un centimetro di pelle naturale. Con le movide dove si fanno baccanali all'aperto, si orina e si vomita sotto le case dove vive gente onesta che va al lavoro, ma che non può dormire, a causa loro. Coi rave party in aperta campagna dalla musica tribale e assordante, organizzati tramite appuntamenti via internet o via sms, dove si consuma il pasto nudo della droga, innaffiato di disgustosi beveroni alcolici, in mezzo a una canea di tossicomani inscimmiati che pensano solo a crivellarsi il corpo con le "dosi" a suon di frastuono a tutto decibel fino all'alba. Ecco poi come il nostro paese del Trans-Italia-Express , con i suoi vagoni sgangherati corre incoscientemente verso il suo sfacelo.


Nei rioni romani dove il "via vai era continuo e lo è stato per anni, senza che ci sia mai stata un'irruzione, una retata di Carabinieri e Polizia con i lampeggianti accesi.

Gli inquilini "normali" dello stabile e quelli dei palazzi vicini vedevano e sapevano cosa succedeva in quegli appartamenti, ma tacevano o per complicità o per paura di rappresaglie.

Un condominio in una zona elegante della "città eterna", in una traversa dell'antica via consolare che da Roma porta al Nord, trasformato in una sordida sentina del vizio, dove l'Aids la fa da padrone, si è lentamente "evoluto" in un'area "ad alto rischio" che sfugge al controllo dello Stato" (e continua)...

Storia di spie e di spiati, di trans e di travestiti, di clienti politici viziosi, di pusher uccisi, di paparazzi guardoni, di filmini porno, di cocaina, di ricatti e di ricattati, di proprietari di condominio che affittano in nero a questi baracconeschi marchettari sbarcati nella "città aperta", in un intreccio di omertà senza fine.

Sul Viados del Tramonto e del degrado. Peggio, del de-Gradoli, già vecchio covo dei Brigatisti, quelli che dicevano "colpire al cuore dello Stato". Sarà un caso?

29 ott 2009

Persone a modo, al di sopra di ogni sospetto

Pubblicato da Nemo, su OPINIONIEFINTEDEMOCRAZIE
Forse andrebbe pubblicato nel sito: Storia. Ma va bene anche qua. Fa lo stesso.

Quattro "chiacchiere da bar"? Alla faccia del c...o...(parola accorciata per autocensura del replicante)
Scusate la volgarità, ma me ne servo per fini "comunicativi".

Allora. Ci sono giornalisti che si siedono al bar senza sapere chi siano i loro commensali. Non vi nascondo che anch'io a volte chiacchiero con persone sconosciute .Ma non mi ci siedo e tantomeno li incontro per 36 volteI dettagli li trovate nel link così come , per motivi di correttezza, trovate la smentita del diretto interessato .
La fonte è l'Archivio delle forze di sicurezza di Praga .
Un breve riassunto:Augias(Codice Donat) sarebbe stato contattato dall'STB cecoslovacco ed avrebbe fornito in una serie di 36 incontri circa, notizie sensibili ed una serie di informazioni, 2 delle quali sarebbero state sfruttate . A quanto si legge, la moglie avrebbe dato il suo contributo. Il Giornale di Vittorio Feltri fa una zoomata sulle rispettive famiglie dei coniugi Augias , i cui relativi suoceri sarebbero stati alti ufficiali , uno dei quali anche in ambito NATO, uno dei quali candidato poi nel PCI .
Cossiga dal canto suo , non ha nulla da ridire, anzi trova il gesto logico e logicamente contestualizzabile .
Arrivo a capirlo anche io il nesso logico ,ma per non far torto alla mia come alle altrui coscienze e prima ancora di capire la logica di questi meccanismi, bisogna affermare chiaramente che chi (Augias compreso , se i fatti fossero confermati)fornisce informazioni al nemico è un traditore.Poi parliamo del credo politico dei comunisti che vedeveno nell'URSS bla bla bla...ma sono traditori. Vale a dire:la presa di coscienza di determinati meccanismi di "dipendenza" dall'URSS , che passano attraverso un credo politico che poneva sotto lo stesso cappello tutti i comunisti del mondo , non giustifica le azioni che i traditori compiono in ottemperanza a tali meccanismi .
Kim Philby, il vicedirettore dell'MI6, era un traditore. Non è che bisogna girarci troppo intorno . Se uno lo avesse chiesto a Philby credo che avrebbe spiegato il tutto con le parole di Cossiga ,ma tanto non sarebbe bastato ad assolvere Philby . Sarebbe tuttavia stato utile a capire che i comunisti non avrebbero dovuto avere accesso, per motivi di sicurezza nazionale, a posti strategici, perchè poi avrebbero strombazzato ai quattro venti dell'URSS i segreti delle loro nazioni .
E arrivati a questo punto, bene facevano gli Stati Uniti a bollare con la C rossa i fascicoli dei possibili comunisti . Ecco perchè i comunisti non possono essere uguali a tutte le altre persone del mondo : perchè non osservano quelle regole socialmente condivise di amore per la Patria e per la propria Nazione, giacchè, quale che fosse la loro nazione di nascita, avevano come punto di riferimento la culla del comunismo mondiale, ossia l'URSS.
Voi credete al Dossier Mitrokhin?Io si .Non si fa peccato a credere al Dossier Mitrokhin, al massimo si prende una "cantonata". Ma io ci credo e ci hanno creduto tutti coloro i quali si sono preoccupati di "sbianchettare " i loro nomi . E tutti i cifratori del Ministero dell'Interno scoperti a regalare il codice DANTE al nemico?.
A sentire i giornali , in Italia non ci sarebbe nemmeno bisogno del controspionaggio:tutti bravi, tutti fedeli. Cossiga smentisce che nel suo governo qualcuno abbia fatto la spia ,salvo poi aggiungere "salvo che le cose mi siano state nascoste". Che equivale anche a non dire un cazzo visto che se qualcuno è una spia non credo che vada dal Presidente della Repubblica a raccontarglielo, e quand'anche fosse, spero che non rimanga tranquillamente al suo posto .
Io penso che la storia della Repubblica sia viceversa costellata da spie del KGB, spie che ancora oggi godono di questa "rendita di posizione" e ricoprono tutt'ora incarichi prestigiosi. Non mi stupirei se nella ricerca delle spie ci si dovesse fermare proprio davanti ai Palazzi romani .
Io spero che l'attuale Governo faccia un repulisti di persone quantomeno "ambigue" sotto il profilo della fedeltà alla Nazione . E spero che questo Governo, almeno questo di Governo , capisca che il recruiting nell'intelligence va fatto sulla base della "fedeltà" e non in base ad altro. Che le altre cose si possono imparare . Ma la fedeltà o ce l'hai o non ce l'hai .
Pubblicato da NemoTeneturAdImpossibilia

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28 ott 2009

C'è di che rabbrividire

http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=45232

Russia: in metro' torna nome Lenin accanto a Stalin
lunedì 26 ottobre 2009

(ANSA) - MOSCA, 26 SET - Con un blitz notturno, insieme al nome di Stalin e' ricomparso anche quello di Lenin, nella stazione Kurskaia della metropolitana di Mosca. Ed e' di nuovo polemica da parte delle ong dei diritti umani. C'e'un'iscrizione inneggiante a Stalin a cui sono state aggiunge due frasi anche per Lenin.''E' comparso il sole della liberta' e il grande Lenin ci ha illuminato un gran percorso''seguita da ''Stalin ci ha educato alla fedelta' del popolo e ci ha ispirato al lavoro e ad imprese eroiche''.
D E N U N C I A

EDL: London counter-protest October 31st promo

Non tutti potranno partecipare alla manifestazione di protesta ma tu puoi inviare questo video ai tuoi contatti e mostrare alla gente cosa sta accadendo.

L'unione fa la forza
Divisi cadiamo

24 ott 2009

Una burla educativa

L'amico Alberto, che mi sollazza di sovente con sue fantasmagoriche vignette, prese chissà dove, giorni fa me ne ha inviate alcune. A seguito di sua autorizzazione, pubblico il testo di una fantasiosa direttiva, che sarà già di dominio pubblico, emanata dall'immaginario ministero competente in materia, la quale conterrebbe:
"Indirizzi per il nuovo contratto dei salariati della Pubblica amministrazione".
Anche se sembrerebbe stampata su carta intestata del relativo ministero e con tanto di foto in primo piano del ministro in carica, dal tono e dalla conclusione si deduce che essa sembra essere una burla.
Gli ordini della circolare sarebbero:
1 - GIORNI DI MALATTIA
Non sarà più accettato il certificato medico come giustificazione di malattia.
Se si riesce ad andare dal dottore si può benissimo andare anche al lavoro.
2 - GIORNI LIBERI E DI FERIE
Ogni impiegato riceverà 104 giorni liberi all'anno. Si chiamano sabati e domeniche.
3 - BAGNO
La nuova normativa prevede un massimo di 3 minuti per le necessità personali.
Dopo suonerà un allarme, si aprirà la porta e verrà scattata una fotografia.
Dopo il secondo ritardo in bagno, la foto verrà esposta in bacheca.
4 - PAUSA PRANZO
4.1 - Gli impiegati magri riceveranno 30 minuti, perché hanno bisogno di mangiare di più per ingrassare.
4.2 - Quelli normali riceveranno 15 minuti, per fare un pasto equilibrato e rimanere in forma.
4.3 - Quelli in sovrappeso riceveranno 5 minuti, che sono più che sufficienti per uno slim fast.
5 - AUMENTI
Gli aumenti di stipendio vengono correlati all'abbigliamento del lavoratore:
5.1 - Se si veste con scarpe Prada da euro 350,00 o borsa Gucci da euro 600,00, si presume che il lavoratore stia bene economicamente e quindi non abbia bisogno di un aumento.
5.2 - Se si veste troppo poveramente, si presume che il lavoratore debba imparare ad amministrare meglio le sue finanze equindi non sarà concesso l'aumento.
5.3 - Se si veste normalmente vuol dire che il lavoratore ha una retribuzione sufficiente e quindi non sarà concesso l'aumento.
6 - PAUSA CAFFE'
Le macchine erogatrici di caffè/the saranno abolite.
Ai lavoratori che lo richiederanno, all'inizio dell'orario di lavoro sarà messa sulla scrivania una tazzina piena di buon caffè/the caldo che potranno bersi durante la pausa comodamente seduti sulle loro sedie senza alzarsi e perdere tempo a raggiungere il distributore.
Per chi volesse anche uno snack (ingordi) vi preghiamo tornare al punto 4.
7 – STRAORDINARI
Gli straordinari non saranno piu' pagati...se decidete di restare in ufficio oltre l'orario di lavoro significa che non avete altro da fare a casa quindi dovreste solo ringraziarci, se non ci fossimo noi vi annoiereste fuori di qui.

Vi ringraziamo per l'attenzione e Buon lavoro!

P.S. - Per aver letto questa e-mail in orario di lavoro vi verranno trattenuti 4 minuti di stipendio.
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Il ministro Brunetta si è lamentato, in questi giorni, del riemergere dell'assenteismo, aumentato in quest'ultimo periodo del 22%, dopo i mesi virtuosi dell'immediato dopo-Brunetta, durante il quale era calato vistosamente. Vale a dire che tra i dipendenti pubblici vi è una persona su cinque che, sentendosi garantita dalle tante espressioni di solidarietà nate in loro favore dopo il polverone di polemiche sorto nel dopo-Brunetta (una sorta di franchigia e garantismo sollevato a gran voce da certi politici, certi sindacalisti, certi mass media e qualsivoglia), costoro, dicevo, quell'uno su cinque deve aver ripreso l'andazzo di prima. Ciò non andrebbe bene, e sembrerebbe anche anacronistico perchè poi quegli uno su cinque sarebbero i primi a lamentarsi qualora l'inflazione dovesse riprendere l'andazzo di prima, e i soldi per la spesa non dovessero bastare più. Sembra infatti alquanto evidente che per pagare gli assenteisti e i nullafacenti-stipendiati, lo stato da qualche parte dovrà prendere i soldi. Li prenderà, ovviamente, da chi produce beni e servizi, e da chi altri sennò? E costoro, vessati e tartassati, per vivere e sopravvivere riprenderanno lentamente l'andazzo di prima, cioè aumentando i prezzi dei loro prodotti, servizi e prestazioni. Ne conseguirà così il riemergere dell'inflazione strisciante; situazione, questa, che ben conosce chi ha vissuto i decenni precedenti.

10 ott 2009

Un nobel per la pace fortunatamente mancato: Gino Strada

Il nobel per la pace del 2009 è stato assegnato a Barack Obama, uomo che finora non ha fatto nulla per meritarselo, e che anzi è a capo della più grande potenza militare del mondo, e risulta impegnato in due guerre, Afghanistan ed Iraq, e minaccia di aprirne una terza in Iran.
Questo premio è l’ulteriore esempio di gratifica con un nobel di un personaggio i cui meriti non sono effettivi ma ideologici, quindi fondati sull’adesione alla corrente del “pensiero unico” progressista. Sarebbe facile riportare altri casi di figure, o figuri, insigniti di nobel per la pace, ma qui si preferisce ricordare succintamente un soggetto che è stato candidato a tale premio, pur non avendolo vinto, e che è italiano: Gino Strada.

Questi durante gli anni della “contestazione” era stato un membro di spicco del famigerato e violentissimo Movimento Studentesco del l'Università Statale di Milano. Questa era un’organizzazione di estrema sinistra, il quale si auto-definiva “stalinista”, al punto da gridava nelle proprie manifestazioni “viva Stalin, viva Berja, via la Ghepeu”, in questo modo inneggiando sia al dittatore georgiano, sia al più noto dei suoi capi dei servizi segreti. Questo movimento disponeva del più organizzato e pericoloso fra tutti i “servizi d’ordine”, in realtà reparti paramilitari, di quegli anni, i cosiddetti “katanga” o “katanghesi”.

I “katanghesi” avevano un armamento individuale uniforme ed accuratamente predisposto dai loro capi: il casco da combattimento, le "caramelle", ossia sassi nelle tasche (con l’obbligo di portarli sempre con sé), e la cosiddetta “penna", la famosa Hazet 36 cromata, una chiave inglese d'acciaio lunga quasi mezzo metro che andava nascosta sotto l'eskimo o nelle tasche del loden, tipici segni di riconoscimento degli estremisti comunisti dell’epoca. Questi estremisti avevano infine selezionato la Hazet 36 dopo aver scartato altri strumenti di offesa, quali i manici di piccone, le mazze ecc., poiché avevano sperimentato direttamente che presentavano rispetto alla chiave inglese una minore efficacia. La “penna” aveva anche il vantaggio aggiuntivo di facilitare la difesa in caso d’arresto, poiché si poteva tentare di giustificarla quale “strumento di lavoro”.

I “katanghesi” non erano soltanto armati, ma molto bene organizzati e disciplinati, con una serie di reparti inquadrati da comandanti ed una disciplina interna molto severa. Manovravano sulle piazze e nelle vie in formazioni serrate ed ordinate, di centinaia e centinaia di uomini, simili all’assetto da battaglia di una coorte romana. Accadeva sovente che non fosse la polizia ad attaccarli, ma al contrario che fossero i “katanga” a caricare la polizia con estrema violenza. Oltre alla polizia ed ai carabinieri, il Movimento Studentesco assaliva gli avversari di destra, e giudicava nemici praticamente tutti gli altri movimenti di sinistra di quegli anni: Avanguardia Operaia, Lotta Continua, Lotta Comunista (con cui si ebbe a Milano uno scontro di straordinaria violenza), ed altri ancora. Persino i primi gruppi di Comunione e Liberazione, del tutto pacifici, furono vittime della violenza del “Movimento Studentesco”.

Gino Strada era membro di tale organizzazione paramilitare stalinista, ed aveva anzi un ruolo importante. Il capo supremo dei “katanga” era Luca Cafiero, ed al di sotto della sua autorità esistevano i vari comandanti subordinati, ognuno con un reparto ai propri ordini: si trovavano ad esempio Mario Martucci ed il suo gruppo "Stalin"della Bocconi, Franco Origoni per la squadra di Architettura, Roberto Tuminelli alla guida del gruppo "Dimitroff" (il comunista che forse incendiò il Reichstag) e molti altri ancora. Fra queste squadre spiccava quella dal nome “Lenin”, tratta dalla facoltà di Medicina e Scienze, ed alla cui guida si trovava proprio Gino Strada. La squadra “Lenin”, che aveva ricevuto un nome così illustre nella storia del comunismo, era giudicata da Luca Cafiero quale la più fidata ed aggressiva, costituendo in tal modo una sorta di unità scelta.

Questo è il passato, per nulla pacifico, anzi sicuramente illegale ed eversivo (alcuni direbbero criminale) di Gino Strada, che ora si definisce pacifista e si presenta quale una sorta di missionario laico. E’ degno di nota che il dottor Strada ha definito “delinquenti politici” i suoi avversari e critici, dopo essere divenuto responsabile di una grossa associazione dal notevole fatturato come “Emergency” (società sedicente “no profit”, e sviluppatasi grazie a finanziamenti ed aiuti di vario tipo).

Diritti umani e responsabilità dell'Occidente

Bush guardava alla libertà, Obama tende la mano ai dittatori

di Fiamma Nirenstein 10 Ottobre 2009

Pubblichiamo il discorso di Fiamma Nirenstein pronunciato ieri al convegno della Fondazione Magna Carta "Le nuove Relazioni Transatlantiche 2009", realizzato in collaborazione con il Forum Strategico del Ministero degli Affari Esteri.

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Un’autentica schizofrenia caratterizza oggi la politica dei diritti umani nel mondo. Si tratta di una sensibilità estrema, raffinata e dettagliata verso la politica dei diritti umani quando si tratta, da un lato, di rapporti verso determinate categorie sociali e politiche o verso temi legati alla nostra società, e dall’altro, invece, di una progressiva indifferenza verso gli stessi temi quando si affrontano scenari internazionali. E’ una suddivisione sperimentale, primitiva, che aspetta ancora una definizione migliore che spero venga dalla discussione. Ma di certo possiamo dire che negli anni passati, gli Stati Uniti si sforzavano di chiudere il gap nella sensibilità verso i diritti umani: le dottrine politiche che ne hanno guidato la politica estera, di cui ora non discuto gli inevitabili problemi, partivano dall’idea che l’oppressione dei popoli era un problema che penetrava direttamente la politica interna, e che comunque ogni uomo sulla terra, come ha scritto Natan Sharansky, desidera la libertà e ha diritto di perseguirla.

E’ stata una naturale espansione del modo di vita americano, in cui lo stato di diritto, il rule of law, si deve estendere dentro i confini storicamente negoziati dell’accordo religioso e linguistico. L’Europa invece ha fatto del dettato dei diritti umani una specie di dottrinale trattato di 170 pagine di regole oppressive che definiscono una moralità post moderna di “non discriminazione” che di fatto mette a rischio le identità locali valorizzando principi astratti, e con i suoi annessi e connessi ha stabilito regole di “diritti umani” per ogni minuzia, principi astratti e severissimi per cui essi precedono i diritti della comunità primaria, e anche prescindono dalla situazione di fatto. Farò degli esempi più avanti. Penso però ai giudizi sbagliati sulla politica italiana verso l’immigrazione, ma soprattutto sulla incapacità, per esempio, di dare valore alla libertà degli iraniani mentre la si dà a quella dei rom di andare a scuola anche se assolutamente la loro società si rifiuta di farlo, preferendo usare i bambini per altri scopi. Penso alla discussione sul burqa e sul diritto delle donne che lo desiderano a indossarlo, ignorandone completamente i molteplici significati oppressivi o di sfida a una società di diritti; penso alle furiose proibizioni sul fumo, alla difesa del diritto di un giornale svedese di scrivere che gli ebrei estraggono organi dai palestinesi, che uccidono apposta, al divieto in alcune scuole di appendere il crocifisso e di fare l’albero di Natale, alla proibizione patente di disegnare una vignetta che faccia ridere dell’Islam, a denunciare pubblicamente alcuni usi e costumi altri come la poligamia o l’escissione. C’è grande confusione dunque sui diritti umani in Europa. Essi vengono confusi con un profondo senso di intimidazione. E dagli USA all’Europa è sempre giunto un segnale di chiarezza, un’indicazione storica sui termini dell’integrazione, sul legame fra democrazia e tradizione giudaico-cristiana.

Oggi il gap che negli anni passati esisteva fra noi e gli USA sembra ridursi; precisi segnali, come la mancanza di una sottolineatura del tema dei diritti umani dei Cinesi da parte della Segretaria di Stato, l’assenza di critica democratica ai regimi autocratici islamici, la cessazione, proprio ora, dell’erogazione di tutti i fondi federali all’Iran Human Rights Documentation Center, la principale organizzazione no profit che documenta le violazioni di diritti umani in Iran, oltre che la timidezza di certe posizioni relative a Gerusalemme (ricordo invece la presa di posizione di Clinton, che diffidò Arafat dal procedere sul terreno del negazionismo dell’origine ebraica di Gerusalemme) fanno mancare all’Europa da parte degli USA il suo salutare richiamo costante al tema della libertà.

Già da tempo, peraltro, la politica dei diritti umani che il mondo fondò nel dopoguerra con le Nazioni Unite attraversa una crisi mai vista prima. Nel Palazzo di Vetro non è rimasta neppure l’apparenza di una necessità dello spirito alla libertà, l’aspirazione astratta alla realizzazione della democrazia e dell’eguaglianza. La mancanza di una rapida vittoria nelle guerre contro il terrorismo, che di fatto si sono configurate come guerre di civiltà, affrontate recentemente dagli USA e dai suoi alleati, le difficoltà (e non le chiamo sconfitte) legate al tema dell’esportazione della democrazia, hanno incontrato una imprevedibile, accresciuta ostilità del mondo cosiddetto in via di sviluppo, o non allineato, dopo la caduta dell’Unione Sovietica; il mondo islamico, anche quello tradizionalmente più dialogante, ha subito il fascino ideologico dello jihadismo che promette vittoria e un modello di vita identitario e vittorioso, dopo settecento anni di oppressione, nei confronti del consueto nemico occidentale; l’Europa, invasa da migrazioni di popoli per i quali i diritti umani sono ai primordi rispetto al cammino da noi compiuti nella protezione dei deboli (le donne in primis) e la certezza del diritto, ha segnato il suo stupore e la sua paura con una condiscendenza diffusa quasi per ogni dove. E’ ovvio che i popoli, l'islamismo, le culture tribali che hanno acquisito un rilievo e una dignità ideologica mai sfiorati nel secolo scorso, ne abbiano fatto una bandiera politica che si esprime con decisione sul palcoscenico del discorso pubblico internazionale. Intanto, si creavano all’ONU, sempre più larga nel numero, maggioranze automatiche antioccidentali che prima avevano il segno dell’URSS, e oggi quello dell’Islam e del totalitarismo.

Non parlo solo dell’orrore di vedere la tribuna dell’ONU invasa dai vari Chavez che sentono puzzo di bruciato perché di là è passato il demonio americano, o Ahmadinejad che predica lo sterminio degli ebrei e sdottoreggia sulla giustizia nel mondo mentre sta strangolando la sua opposizione, né di Gheddafi che invita a trasferire, e ha ragione, l’ONU nell’emisfero meridionale del pianeta. Ciò che impressiona sono gli abbracci del nicaraguense Miguel d'Escoto Brockmann, presidente della scorsa Assemblea Generale, ad Ahmadinejad, dopo che questi ha appena terminato di evocare la prossima fine del regime sionista; o il fatto che la Svezia, presidente di turno dell’Unione Europea, che rimane in sala durante il discorso del presidente iraniano perché non riscontra che egli, mentre svolgeva il tema della cospirazione ebraica che domina il mondo, abbia sorpassato nessuna linea rossa prestabilita dalla geniale mente dell’Unione Europea.

Non vorrei apparire troppo iconoclasta, ma il presidente stesso degli Stati Uniti, che tra l’altro proprio in questi giorni non ha trovato il tempo per ricevere il Dalai Lama – primo rifiuto della Casa Bianca in 18 anni – perché si prepara a un incontro importante con Hu Jintao a fine mese, mostra un cambiamento fondamentale dell’Occidente rispetto al tema che qui ci interessa, nella sua strana semigenuflessione al monarca saudita, nella sua autentica ed evidentemente sentita politica della mano tesa verso civiltà del tutto prive del concetto stesso di democrazia, nel suo intimo, storico, rapporto con una religione in questo momento all’attacco dell’Occidente in tutto il mondo. Mostra in sostanza una propensione (forse inconscia) alla trasformazione dell’acquisizione dei diritti umani, per come noi li intendiamo, in un tema del tutto secondario.

Bush non avrebbe mai respinto la richiesta di appuntamento con il Dalai Lama in visita a Washingon. Obama certo sa che alla luce di questo episodio, fa più effetto che abbia incontrato Chavez e svariati dittatori arabi. Anzi, George W. Bush fece conferire dal Congresso al Dalai Lama la Medaglia d'Oro, massima onorificenza civile negli States, definendo la guida spirituale tibetana "simbolo universale di pace e tolleranza", nonostante le proteste delle autorità cinesi.

Ho visto personalmente, nel giugno 2007, George Bush a Praga incontrare uno a uno i dissidenti dei Paesi di tutti continenti in cui i diritti umani sono conculcati, inclusa la Russia, la Libia, la Cina, ovvero Paesi la cui rilevanza strategica negli assetti internazionali è fuori dubbio. Per quell’amministrazione, comunque se ne voglia giudicare l’operato complessivamente, il rispetto per una cultura altra ha sempre significato identificarne l’aspetto viable, praticabile, laddove esprime un’aspirazione verso la libertà. Un interessante modo di cercare un sincretismo, per esempio, con l’Islam, o con la cultura orientale o africana. L’idea di sincretismo è in sé legata alla sopravvivenza: due culture si avvicinano e si mischiano per vivere insieme, mentre oggi la premessa della convivenza rispetto alla tolleranza è in piena decadenza. Per esempio, le corti islamiche, poiché non rispettano i diritti umani da noi conquistati, non contengono nessun principio di integrazione o di convivenza, e tuttavia noi in Europa le abbiamo silenziosamente accettate, e abbiamo anche assorbito pratiche come la poligamia, l’escissione, il velo integrale, o riabilitato nei fatti orrori con i quali le nostre società avevano finito di fare i conti decenni fa, come gli omicidi e i suicidi (indotti) d’onore: insomma tutti i problemi dell’immigrazione che di fatto escludono la nostra idea di diritti umani.

La questione dei diritti umani, che credevamo di aver risolto dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, invece è tornata la più drammaticamente attuale.

E qui un punto fondamentale: il ruolo di gran lunga maggiore nel condannare a morte i diritti umani lo ha avuto il fraintendimento della questione palestinese con la conseguente nascita di ciò che io chiamo “palestinismo”. Il trasformarsi agli occhi dell’ONU in una questione umanitaria di una questione nata dal rifiuto arabo e nutrita da interessi particolaristici prima e poi dallo jihadismo internazionale, in gran parte foraggiato dall’Iran, è stato letale. L’abnorme quantità di attenzione dedicata dall’ONU alla faccenda e riferibile solo al terzomondismo tipico della guerra fredda da una parte, e dall’altra a una invincibile, storica antipatia verso lo Stato d’Israele, in quanto stato della nazione ebraica, ha un andamento paradossale, che ha martellato a morte la mente occidentale e ha distrutto ogni possibilità di combattere effettivamente la battaglia per i diritti umani.

L’Onu ha trovato il tempo per dedicare un terzo delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza a condannare Israele; ha inventato l’inverosimile formula di sionismo eguale razzismo, nel 1975, a soli tre anni dalla strage delle Olimpiadi di Monaco; è riuscita a trasformare una Conferenza internazionale contro il razzismo, quella di Durban nel 2001, in una conferenza razzista contro Israele e gli ebrei, in cui Castro, Arafat, Mugabe ma anche tutti gli organismi internazionale ufficiali parlavano di nuovo apartheid, citando solo ed esclusivamente Israele come massimo violatore di diritti umani sul globo terrestre; ha tentato di replicare quest’anno a Ginevra, nell’aprile scorso, con la “Durban Review Conference”, ma questa volta molti paesi hanno protestato preventivamente e in questo la decisione dell’Italia di ritirarsi è stata determinante; ha promosso, per mezzo del Consiglio per i Diritti Umani, la Commissione d’inchiesta Goldstone sul conflitto di Gaza le cui conclusioni creano un precedente della cui pericolosità le istituzioni internazionali non sembrano rendersi conto: togliendo a Israele il diritto a difendersi, stabilendo che bisogna arrendersi di fronte al terrorismo sistematico che colpisce e fa uso dei civili come scudo umano, promuove in sostanza il terrorismo in tutto il mondo.

Proprio lo scorso 29 settembre, al Consiglio per i Diritti Umani, la discussione del rapporto Goldstone ha concesso a emeriti violatori di diritti umani quali Yemen, Venezuela, Libia, Iran, Cuba, Pakistan, Sudan, di parlare di “genocidio israeliano”, “crimini contro l’umanità” contro i palestinesi.

La costante vittimizzazione dei palestinesi, l’esclusività dei profughi palestinesi e dei loro discendenti, istituzionalizzata con la creazione dell’UNRWA nel 1949, ovvero l’unica Agenzia dell’ONU che si occupa di uno specifico gruppo di profughi, mentre tutti gli altri sono sottoposti all’UNHCR (UN High Commissioner for Refugees), ha contribuito a fomentare questa concezione “settoriale” di una problematica che si estende invece ai quattro angoli della terra.

Gli organismi di difesa di diritti umani sono guidati da personaggi e paesi cui solo l’idea dei diritti umani fa orrore. Basti pensare che la preparazione della Conferenza contro il razzismo nota come “Durban 2” è stata affidata a paesi come Iran, Cuba, Pakistan, violatori seriali di diritti umani.

Non vogliamo immaginare quali cori di protesta si sarebbero sollevati se si fosse osato proporre una candidatura israeliana alla presidenza dell’Assemblea Generale. Eppure, nessuno ha sollevato un dubbio sull’opportunità della presidenza libica con Ali Treki, che guiderà la 64ma Assemblea inaugurata il 23 settembre.

Recentemente si è evitato un ulteriore scempio per le istituzioni internazionali con la mancata elezione del Ministro della Cultura egiziano, Farouk Hosni, alla direzione del principale ente mondiale per la promozione della cultura. Sarebbe stato ridicolo vedere dirigere l’UNESCO da un personaggio che ha rilasciato in più di una occasione dichiarazioni antisemite e anti-occidentali e che applica la censura nel suo paese nei confronti di chi non è il linea con il governo.

Delle solamente 10 sessioni speciali tenute sino ad oggi dall’Assemblea Generale dell’ONU, 6 sono state dedicate a questioni mediorientali. La decima, che è stata aperta 12 anni fa sotto richiesta del Qatar, è praticamente diventata una commissione permanente sui diritti dei palestinesi (è denominata: “Illegal Israeli actions in Occupied East Jerusalem and the rest of the Occupied Palestinian Territory”). La gravissima problematica che giustifica questa decennale discussione sarebbe la costruzione israeliana del quartiere di Har Homà, a Gerusalemme Est. Non si è chiaramente pensato di interrompere tale esistenziale dibattito o quantomeno di accantonarlo per parlare delle irregolarità delle elezioni in Iran e della conseguente repressione, giusto per citare uno degli argomenti che più hanno infiammato le opinioni pubbliche mondiali quest’estate.

Nel 2008, a fronte delle 28 risoluzioni emesse su Israele dai vari organismi dell’ONU - di cui 6 solo dal Consiglio per i diritti umani – sulla Birmania, per citarne una, sono state formulate solo 4 risoluzioni. In generale, in tutto il 2008, Israele è stato il principale paese condannato per violazioni di diritti umani: 120 atti di varia natura si sono occupati di questo paese, seguito, con grande distacco, da Sudan (47 atti), Repubblica Democratica del Congo (37), Birmania (32), e UDITE UDITE!! Stati Uniti (27). Nemmeno una risoluzione è stata adottata sullo Zimbabwe, che nel periodo marzo – luglio 2008 è stato al centro di grandi polemiche per via delle contestate elezioni presidenziali che hanno provocato scontri, arresti e un numero mai accertato di vittime.

Il 2009 non romperà la tradizione: a oggi sono stati rilasciati 96 atti ufficiali di varia natura riguardo Israele. Sudan: 46; Birmania: 32; Iran: 23, di cui nemmeno una risoluzione, nonostante i riots in corso da giugno.

In questi anni le violazioni nel mondo dei diritti umani sono state, come sempre, gigantesche e aggravate dalla crescita degli scontri religiosi. Il genocidio del Darfur perpetrato dai Janjaweed avvallati dal governo di Omar Al-Bashir; per rimanere in Sudan: nessuna condanna è giunta ancora dall’ONU alla terribile notizia di questi giorni, che per altro ci raggiunge in vergognoso ritardo per via della carenza di operatori dell’informazione su quei territori dimenticati, della crocifissione di 7 cristiani da parte di infiltrati del Lord’s Resistance Army ugandese; non abbiamo idea di cosa sia successo esattamente nella Valle dello Swat nelle operazioni intraprese dal governo pakistano per fronteggiare l’avanzata talebana e che hanno provocato oltre 1 milione di sfollati: l’Onu non ha ritenuto di dovere esaminare gli effetti collaterali della guerra al terrorismo in questo caso; sulla violenta repressione di una manifestazione di Uiguri a Urumqi, la capitale della regione cinese dello Xinjiang, lo scorso luglio, la reazione dell’ONU si è limitata a una dichiarazione dell’Alto Commissario per i Diritti Umani Navi Pillay, nella quale si diceva "alarmed over the high death toll”, notando che si tratta di un “extraordinarily high number of people to be killed and injured in less than a day of rioting”; il “Committee on the Elimination of Racial Discrimination” in un rapporto annuale ha affermato che “Pechino deve garantire maggiore protezione ai vari gruppi etnici”; l’uso micidiale di decine di migliaia di bambini soldati, se ne calcolano 300mila che combattono in varie parti del mondo, la maggior parte sotto i quindici anni; i perseguitati del regime iraniano, torturati, impiccati, per motivi politici, religiosi, per discriminazioni sessuali; le persecuzioni da parte di Hamas degli uomini di Fatah, le loro uccisioni senza processo insieme a quelle di uomini di altre sette contrarie al loro regime…

Tutto questo è rimasto senza risposta. L’idea che “se i palestinesi avessero uno stato…” è sembrata alla fantasia internazionale la panacea dell’aggressione iraniana, talebana, islamista in genere, la palma di pace da porgere in cambio del consenso.

E’ fantastico che nelle risoluzioni del tribunale internazionale sul recinto di difesa il terrorismo non sia stato preso in considerazione, e che oggi la commissione Goldstone non abbia considerato che la sua risposta agli eventi è totalmente disancorata da una realtà in cui diritti umani sono violati innanzitutto dalla parte aggressiva, Hamas. La questione palestinese ha disgregato l’Europa in primis, costituendo il fondamento organico di mutazione del concetto di diritti umani di cui parlavo all’inizio. Essi, e parlo anche per gli USA, sono invece il vincolo ontologico, la linfa vitale su cui costruire il rapporto interatlantico.

Gli USA, nonostante l’11 settembre, non conoscono la paura che striscia nelle città europee, e l’Europa non conosce, o non riconosce, il senso di una guerra contro il terrorismo che restituisca il mondo alla strada della civiltà. E invece di sforzarsi in questa indispensabile reciproca comprensione, ci sforziamo perfino, ciascuno, di cancellare la nostra propria ansia con una politica selettiva che ci allontana da noi stessi, dalla nostra gloriosa storia di diritti umani.


Fiamma Nirenstein è Vice Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati e membro del Board di Politica Estera della Fondazione Magna Carta.


26 set 2009

Il curri contro le malattie degenerative

Puntata memorabile, quella di Occhio alla spesa di oggi, la trasmissione condotta da Alessandro Di Pietro, su Rai1, contenente gli utili consigli per la spesa. Memorabile perchè, oltre alla consueta presenza dell'esperto nutrizionista Luca Piretta, nella puntata odierna c'è stata l'eccezionale presenza del dott.Giovanni Scapagnino, biochimico dell'Università del Molise, presente abitualmente nella trasmissione "Sabato e Domenica" per illustrare le più recenti scoperte a livello mondiale, nel campo della medicina.Ne avevo già parlato più diffusamente in altro post, e oggi ne ho avuta conferma dal diretto interessato. La curcurina, presente in abbondanza nel curri, previene sicuramente da malattie degenerative quali l'Alzheimer (della stessa categoria fanno anche parte Parkinson e Sclerosi multipla). Infatti, in India, dove l'incidenza di alzheimer sulla popolazione è la decima parte rispetto a quella che si ha nel resto del mondo, il curri, per aromatizzare i cibi, è di uso quotidiano tradizionale.Altro cibo, su cui si sono soffermati nella trasmissione odierna, è stato il pesce azzurro, ricco di acidi omega 3, che, al contrario dei grandi pesci predatori, è ancora immune dalla presenza di mercurio e diossina nelle sue carni. Ma attenzione: il pesce, come le patate, ottimi alimenti, se fritti in olio, che è pur esso un ottimo alimento, possono diventare tossici perchè le alte temperature modificando le molecole dell'olio d'oliva da polinsature a sature, inibiscono il suo potere di "spazzino del sangue".

17 set 2009

Nino Rosso - IL SILENZIO - Tema di " Se non avessi più te "

Il mio pensiero è costantemente con voi

- Tenente Antonio FORTUNATO
- 1°cap. magg. Matteo MUREDDU
- 1°cap. magg. Davide RICCHIUTO
- Serg. Magg. Roberto VALENTE
- Serg. Magg. Massimiliano RANDINI
- 1° cap.magg. Giandomenico PISTONAMI

Requiem aeternam dona eis Domine et lux perpetua luceat eis, requiescant in pacem Amen

11 set 2009

11 settembre - Ground Zero


La storia di Battistad, uno dei nostri Soldati in missione
l'11 settembre 2001 ero negli States per un corso di aggiornamento. Scambio culturale, mettiamola in questo modo. Mi avevano dato due giorni di libertà. Quindi, con mia moglie mi sono trasferito a NY. Dopo aver trascorso la prima giornata visitando la Grande Mela, io e mia moglie ci mettemmo daccordo. Avevo un Briefing con Roma. L'avrei raggiunta alle Twin Tower verso le 9 am ora locale. Lei era arrivata assieme ad una sua amica alle 8.30 am. La sua amica aveva un ufficio all' 80° piano. Stavo raggiungendo le torri quando vidi il primo aereo infilarsi nella prima torre... Purtroppo sono riuscito a raggiungere il 30° piano...Da quel momento il mio ricordo è tutto al rallentatore... Le persone che scendevano, calpestando chi inciampava, i pompieri che stavano salendo. Ogni piano si fermavano per fermare il più calmo per aiutare gli altri. Ho visto un paio di persone che cadevano dai piani alti. Sembravano delle foglie spinte con le punte che si dibattevano incontrollate...Sono stato uno degli ultimi ad uscire prima del collasso. Di mia moglie ho solo una parola: "Missing". Battistad

29 ago 2009

12 ago 2009

Conversazione surreale con un 'funzionario' di Hamas



Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici, mi sono arrivate parecchie risposte, in genere ragionevoli ed educate alla mia cartolina di qualche giorno fa sulle spose bambine, e ho avuto l'onore anche di qualche post, in genere meno ragionevole e assai meno educato da parte di diversi blog islamisti e simili. Tutti più o meno affermano che ho preso "una cantonata" perché le bambine non erano, forse, spose ma "damigelle", o "sorelle" o "facevano le veci", o addirittura erano "orfane", naturalmente delle vittime dell'operazione "piombo fuso" e che Hamas era (come sempre) benemerita a trovare chi si occupasse di loro, dato che la colpa era (come sempre) di Israele. A me tutte queste risposte non convincono, sono incompatibili con loro, poco convincenti, non corrispondono a quel che si vede nelle foto, mi sembrano lontane da quel che so degli usi islamici. La più importante è però che magari quel ridicolo matrimonio collettivo riguardava donne adulte e invisibili (qualcuno mi ha mandato anche una foto francamente orribile in cui si vedevano queste spose adulte in un abito bianco burka, che sembra tanto la divisa del Ku Klux Khan). E però certamente 1. queste donne erano trattate in maniera disgustosa, come è regola nell'Islam; 2. le bambine, conciate in quella maniera erano altrettanto degradate; 3. I matrimoni con bambine dagli otto anni in su sono legali e massicciamente praticati nel mondo islamico, Gaza inclusa. Hamas forse non organizza festival pubblici della pedofilia, ma accetta che sia praticata in massa.Però certamente posso aver detto, qui come in altre circostanze qualcosa di inesatto. Le cartoline che vi mando non sono giornalismo di inchiesta, sono "corsivi", secondo la tradizione del giornalismo italiano, cioè commenti sarcastici che prendono partito sui fatti del giorno. Naturalmente cerco di documentarmi meglio che posso, di darvi notizie che non stiano sui giornali italiani; ma l'esattezza di quel che vi scrivo, esagerazioni satiriche a parte, dipende da quella delle mie fonti. Se scoprirò di aver detto delle cose non vere, non mancherò di dichiararlo. Per ora, sulle spose bambine, resto nel dubbio. Dato che questa è una cartolina umoristica, voglio concluderla con una piccola satira su questa faccenda. L'autore non sono io, ma una gentile lettrice che me l'ha mandata. Il suo nome è Rachele Levi: "Ho messo insieme le dichiarazioni contraddittorie di Hamas sulla faccenda in un ipotetico incontro tra la sottoscritta ed un funzionario di Hamas, non ridete, si fan chiamare davvero "funzionari"Ovviamente essendo io una donna e per di più ebrea, un terrorista, pardon, funzionario di Hamas non mi avrebbe nemmeno considerata, però forziamo la mano alla fantasia.Rachele (io): "Ho visto le foto ed il video..."Funzionario: "Sì hai visto? Non siete riusciti a spegnere la nostra capacità di essere felici!"R. "Felici come pedofili?"F. "No no, quelle son figlie delle vedove del vigliacco genocidio perpetrato dai maledetti sionisti con la complicità..."S. "Sta parlando di Cast Lead"?F. "Sì esatto, comunque le vostre assurde accuse di pedofilia di massa son false, come dicevo quelle son le figlie delle vedove che rappresentano le madri che si risposano secondo la tradizione"S. "Mai saputo di tale tradizione e poi, scusi, ma i morti di Cast Lead son 1.300 (se la cifra è esatta...) ed avete detto che si trattava per la maggior parte di donne e bambini quindi dove le avete trovate 550 vedove? E poi, tutte queste vedove han almeno una figlia di otto anni? I conti non tornano"F. "No, no, non travisare le mie parole bugiarda sionista! Ho detto che quelle son spose di 18 anni, forse qualcuna ne ha sedici non di meno!"S. "18, 16 anni? Ma ha visto le foto? Quanto durano gli anni da voi? Sei mesi? Si vede che son bambine"
F. "Ancora travisi le mie parole essere impuro (come son tutte le donne ed i cani)! Quella era una festa dove le bambine erano vestite da sposa ma solo come le vostre damigelle"A questo punto vorrei chiedergli dove erano allora le vere spose e con che coraggio han sfruttato le bambine ma la discussione è diventata talmente surreale che un lampo di luce inonda la stanza ed appare un essere etereo che con voce possente grida. "Sono il dio degli imbecilli ma questo è troppo anche per me!" ed incenerisce il funzionario di Hamas con un fulmine.Rachele guarda il mucchietto di cenere poi sfiora con affetto e dolore la propria arma preferita, la tastiera del computer, quindi si rivolge al dio degli imbecilli: "Avresti parecchio da fare anche nel mio paese"Il dio degli imbecilli chiede: "Italia o Israele?"Rachele ricaccia indietro una lacrima e con voce triste ma ferma risponde: "Tutti e due"."Grazie RacheleUgo Volli

8 ago 2009

Io di gente così ho paura e repulsione


Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici, questa è una cartolina che non so proprio scrivere. Guardate quest'immagine: mi è arrivata un paio di volte da qualche lettore e non ci credevo, mi sembrava che potesse essere solo un fotomontaggio. Poi sono andato qui, http://almoltaqa.ps/english/showthread.php?p=50007 , a un sito islamista in francese, e ho visto tutta la galleria e ho visto anche il video qui: http://www.youtube.com/watch?v=RYmtaXQHEtw . Ho dovuto arrendermi, è vero. Come tutti i regimi totalitari, anche gli islamisti di Hamas cercano di mettere sotto controllo l'intera vita dei propri sudditi. Quel che alcuni ingenui attribuiscono a un genuino spirito sociale è controllo, volontà di irreggimentare tutto e tutti: le colonie estive per i bambini, le scuole, il cinema, gli abiti di tutti e anche i matrimoni. E tutto, naturalmente dev'essere di massa, segno della mobilitazione popolare sotto il partito. Lo facevano anche i nazisti, i fascisti, i comunisti di Stalin. Nessuna meraviglia dunque a un matrimonio di massa (incoraggiato da un congruo premio in denaro, sembra 500 dollari a coppia, che da quelle parti sono un'enormità). Capisco il meccanismo, lo trovo disgustoso ma lo capisco.E però che le spose siano quelle che vedete in queste immagini, delle bambine dall'apparente età di cinque o sei anni, va al di là della mia possibilità di comprensione. So che un islamista mi spiegherebbe che le bambine di anni ne hanno almeno otto e che dato che il Profeta ha impalmato la sua ultima consorte quando lei aveva quell'età ciò è permesso, anzi lodevole. E so che un multiculturalista mi direbbe che bisogna accettare i costumi di tutti, che la nostra morale è relativa, che bisogna accettare l'Islam come una grande civiltà eccetera eccetera. Di fronte a queste immagini ripugnanti questi discorsi mi sembrano assurdi. Mi vien solo voglia di chiamare la polizia per sgominare la banda di pedofili. Peccato che la polizia a Gaza non ci arrivi (e che peraltro il matrimonio di massa esponga una pratica diffusa in tutto l'Islam in forma individuale). Non mi resta che la mia islamofobia: io di gente così ho paura e repulsione. Vi chiedo solo di mostrare queste immagini a tutti coloro che conoscete e che parlano di accettazione dell'altro e di pacifica convivenza. Chiedete loro se è questo che vogliono anche in Italia.
Ugo Volli

17 lug 2009

4 lug 2009

Da Benedetto XVI per il G8

LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’ON. SILVIO BERLUSCONI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIANO, IN OCCASIONE DEL G8 (L’AQUILA, 8-10 LUGLIO 2009) 04.07.2009 Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato all’Onorevole Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio Italiano, in occasione del G8, che si riunisce a L’Aquila, dall’8 al 10 luglio 2009, sotto la Presidenza Italiana:LETTERA DEL SANTO PADREOnorevole Signor Presidente,in vista del prossimo G8 dei Capi di Stato e di Governo del Gruppo dei Paesi più Industrializzati, che si svolgerà a L’Aquila nei giorni 8-10 luglio p.v. sotto la Presidenza italiana, mi è gradito inviare un cordiale saluto a Lei e a tutti i partecipanti. Colgo poi volentieri l’occasione per offrire un contributo alla riflessione sulle tematiche dell’incontro, come in passato ho già avuto modo di fare. Sono stato informato dai miei collaboratori circa l’impegno con cui il Governo, che Ella ha l’onore di presiedere, si sta preparando a quest’importante appuntamento, e so quale attenzione abbia riservato alle riflessioni, che, sulle tematiche dell’imminente Vertice, hanno formulato la Santa Sede, la Chiesa Cattolica in Italia e il mondo cattolico in generale, nonché Rappresentanti di altre religioni.La partecipazione di Capi di Stato o di Governo, non solo del G8 ma di molte altre Nazioni, farà sì che le decisioni da adottare, per trovare vie di soluzione condivise sui principali problemi che incidono su economia, pace e sicurezza internazionale, possano rispecchiare più fedelmente i punti di vista e le attese delle popolazioni di tutti i Continenti. Questa partecipazione allargata alle discussioni del prossimo Vertice appare pertanto quanto mai opportuna, tenendo conto delle molteplici problematiche dell’attuale mondo altamente interconnesso e interdipendente.Mi riferisco, in particolare, alle sfide della crisi economico-finanziar ia in corso, così come ai dati preoccupanti del fenomeno dei cambiamenti climatici, che non possono non spingere a un saggio discernimento e a nuove progettualità per «"convertire" il modello di sviluppo globale» (cfr. Benedetto XVI, Angelus 12 novembre 2006), rendendolo capace di promuovere, in maniera efficace, uno sviluppo umano integrale, ispirato ai valori della solidarietà umana e della carità nella verità. Alcune di queste tematiche vengono affrontate anche nella mia terza Enciclica Caritas in veritate, che proprio nei prossimi giorni verrà presentata alla stampa.In preparazione al Grande Giubileo del 2000, su impulso di Giovanni Paolo II, la Santa Sede ebbe a prestare grande attenzione ai lavori del G8. Il mio venerato Predecessore era infatti persuaso che la liberazione dei Paesi più poveri dal fardello del debito e, più in generale, lo sradicamento delle cause della povertà estrema nel mondo dipendevano dalla piena assunzione delle responsabilità solidali nei confronti di tutta l’umanità, che hanno i Governi e gli Stati economicamente più avanzati. Responsabilità che non sono venute meno, anzi sono diventate oggi ancora più pressanti. Nel passato recente, in parte grazie alla spinta che il Grande Giubileo del 2000 ha dato alla ricerca di soluzioni adeguate alle problematiche relative al debito e alla vulnerabilità economica dell’Africa e di altri Paesi poveri, in parte grazie ai notevoli cambiamenti nello scenario economico e politico mondiale, la maggioranza dei Paesi meno sviluppati ha potuto godere di un periodo di straordinaria crescita, che ha consentito a molti di essi di sperare nel conseguimento dell’obiettivo fissato dalla Comunità internazionale alla soglia del terzo millennio, quello cioè di sconfiggere la povertà estrema entro il 2015. Purtroppo, la crisi finanziaria ed economica, che investe l’intero Pianeta dall’inizio del 2008, ha mutato il panorama, cosicché è reale il rischio non solo che si spengano le speranze di uscire dalla povertà estrema, ma che anzi cadano nella miseria pure popolazioni finora beneficiarie di un minimo benessere materiale.Inoltre, l’attuale crisi economica mondiale comporta la minaccia della cancellazione o della drastica riduzione dei piani di aiuto internazionale, specialmente in favore dell’Africa e degli altri Paesi economicamente meno sviluppati. E pertanto, con la stessa forza con cui Giovanni Paolo II chiese il condono del debito estero, vorrei anch’io fare appello ai Paesi membri del G8, agli altri Stati rappresentati e ai Governi del mondo intero, affinché l’aiuto allo sviluppo, soprattutto quello rivolto a "valorizzare" la "risorsa umana", sia mantenuto e potenziato, non solo nonostante la crisi, ma proprio perché di essa è una delle principali vie di soluzione.Non è infatti investendo sull’uomo – su tutti gli uomini e le donne della Terra – che si potrà riuscire ad allontanare in modo efficace le preoccupanti prospettive di recessione mondiale? Non è in verità questa la strada per ottenere, per quanto possibile, un andamento dell’economia mondiale a beneficio degli abitanti di ogni Paese, ricco e povero, grande e piccolo?Il tema dell’accesso all’educazione è intimamente connesso all’efficacia della cooperazione internazionale. Se allora è vero che occorre "investire" sugli uomini, l’obiettivo dell’educazione basica per tutti, senza esclusioni, entro il 2015, non solo va mantenuto, bensì rafforzato generosamente.L’educazione è condizione indispensabile per il funzionamento della democrazia, per la lotta contro la corruzione, per l’esercizio dei diritti politici, economici e sociali e per la ripresa effettiva di tutti gli Stati, poveri e ricchi. Ed applicando rettamente il principio della sussidiarietà , il sostegno allo sviluppo non può non tener conto della capillare azione educatrice che svolgono la Chiesa cattolica e altre Confessioni religiose nelle regioni più povere e abbandonate del Globo.Agli illustri partecipanti all’incontro del G8, mi preme altresì ricordare che la misura dell’efficacia tecnica dei provvedimenti da adottare per uscire dalla crisi coincide con la misura della sua valenza etica. Occorre cioè tener presenti le concrete esigenze umane e familiari: mi riferisco, ad esempio, all’effettiva creazione di posti di lavoro per tutti, che consentano ai lavoratori e alle lavoratrici di provvedere in maniera degna ai bisogni della famiglia, e di assolvere alla primaria responsabilità che hanno nell’educare i figli e nell’essere protagonisti nelle comunità di cui sono parte.«Una società in cui questo diritto sia sistematicamente negato, - ebbe a scrivere Giovanni Paolo II - in cui le misure di politica economica non consentano ai lavoratori di raggiungere livelli soddisfacenti di occupazione, non può conseguire né la sua legittimazione etica né la pace sociale» (Centesimus annus, 43; cfr. Id., Laborem excercens, 18). E proprio a tale scopo, si impone l’urgenza di un equo sistema commerciale internazionale, dando attuazione – e se necessario persino andando oltre – alle decisioni prese a Doha nel 2001, in favore dello sviluppo. Auspico che ogni energia creativa venga impiegata per assolvere agli impegni assunti al Vertice ONU del Millennio circa l’eliminazione della povertà estrema entro il 2015. E’ doveroso riformare l’architettura finanziaria internazionale per assicurare il coordinamento efficace delle politiche nazionali, evitando la speculazione creditizia e garantendo un’ampia disponibilità internazionale di credito pubblico e privato al servizio della produzione e del lavoro, specialmente nei Paesi e nelle regioni più disagiati.La legittimazione etica degli impegni politici del G8 esigerà naturalmente che essi siano confrontati con il pensiero e le necessità di tutta la Comunità Internazionale. A tal fine, appare importante rafforzare il multilateralismo, non solo per le questioni economiche, ma per l’intero spettro delle tematiche riguardanti la pace, la sicurezza mondiale, il disarmo, la salute, la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali per le generazioni presenti e future. L’allargamento del G8 ad altre regioni costituisce senz’altro un importante e significativo progresso; tuttavia nel momento dei negoziati e delle decisioni concrete ed operative, bisogna tenere in attenta considerazione tutte le istanze, non solo quelle dei Paesi più importanti o con un più marcato successo economico.Solo questo può infatti rendere tali decisioni realmente applicabili e sostenibili nel tempo. Si ascolti pertanto la voce dell’Africa e dei Paesi meno sviluppati economicamente! Si ricerchino modi efficaci per collegare le decisioni dei vari raggruppamenti dei Paesi, compreso il G8, all’Assemblea delle Nazioni Unite, dove ogni Nazione, quale che sia il suo peso politico ed economico, può legittimamente esprimersi in una situazione di uguaglianza con le altre.Vorrei infine aggiungere che è quanto mai significativa la scelta del Governo Italiano di ospitare il G8 nella città de L’Aquila, scelta approvata e condivisa dagli altri Stati membri ed invitati. Siamo stati tutti testimoni della generosa solidarietà del Popolo italiano e di altre Nazioni, di Organismi nazionali ed internazionali verso le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma. Questa mobilitazione solidale potrebbe costituire un invito per i membri del G8 e per i Governi e i Popoli del mondo ad affrontare uniti le attuali sfide che pongono improrogabilmente l’umanità di fronte a scelte decisive per il destino stesso dell’uomo, intimamente connesso con quello del creato.Onorevole Signor Presidente, mentre imploro l’assistenza di Dio su tutti i presenti al prossimo G8 de L’Aquila e sulle iniziative multilaterali intese a risolvere la crisi economico-finanziar ia e a garantire un futuro di pace e di prosperità per tutti gli uomini e le donne senza nessuna esclusione, colgo volentieri l’occasione per esprimerLe nuovamente la mia stima e, assicurando la mia preghiera, Le porgo un deferente e cordiale saluto.Dal Vaticano, 1° luglio 2009BENEDICTUS PP. XVI

1 lug 2009

Per Marshall sul Global Worming

In questo modo puoi raggiungerli direttamente

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_joomlaboard&Itemid=30&func=view&id=335756&catid=3&limit=20&limitstart=0

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_joomlaboard&Itemid=&func=view&catid=3&id=363431#363431

Global Warming: scienza o speculazione?

I violenti temporali, gli acquazzoni, come quelli di sabato sera o domenica notte, che si susseguono ormai da diversi giorni, qui a nord di Milano (anche oggi, mentre stò andando in pubblicazione, c'è in atto un violento temporale, iniziato fin dalle ore 16), mi fanno pensare a certe falsità create o montate ad arte da fantomatici studiosi di scienze naturali, fatte poi circolare da massmedia quasi compiacenti e superficiali, sul tema del surriscaldamento del pianeta, per il quale essi danno tutta la colpa alle frenetiche attività umane. In pratica, è come se costoro si fossero inventati di sana pianta determinate teorie sul global warming, messe poi in circolazione dai mass media, come se fossero delle verità inoppugnabili. A tal proposito, la storia scritta da Corrado Fronte, su sir Nicolas Stern, è sintomatica della superficialità di tanti mass-media. Si dice, infatti, che l'effetto serra pare causato dalla troppa frenesia dell'attività umana sulla terra. Ma anche i professori A. Zichichi e F.Battaglia sono contrari ad addossarne tutte le colpe alle attività umane. Lo si evince sempre da quella serie di articoli molto interessanti e ben articolati, scritti in proposito da Corrado Fronte.
leggere su www.legnostorto.com : leggi qui

29 giu 2009

Dal patriarca etiope altro annuncio choc: «Le tavole della legge di Mosè esistono»

È di una decina di giorni fa la notizia secondo cui presto il mondo potrebbe ammirare la mitica Arca dell'Alleanza descritta nella Bibbia come il contenitore in legno e oro delle Tavole della Legge che Dio consegnò a Mosè e al centro, nei secoli, di ricerche e studi.Lo ha annunciato, in un'intervista video all'Adnkronos, il Patriarca della Chiesa ortodossa d'Etiopia Abuna Pauolos, arrivato in Italia per il «G8 delle Religioni». «L'Arca dell'Alleanza - spiegava Pauolos - si trova in Etiopia da molti secoli. Come patriarca l'ho vista con i miei occhi e soltanto poche persone molto qualificate hanno potuto fare altrettanto, finora». Secondo il patriarca è custodita in una chiesa, ma per difendere quella autentica, una copia del simbolo religioso è stata collocata in ogni chiesa del Paese. Secondo alcuni studi l'Arca venne trafugata da Gerusalemme dal figlio di re Salomone e portata ad Axum, considerata la Gerusalemme d'Etiopia. E proprio ad Axum sorgerà il Museo chiamato a ospitare l'Arca, il cui progetto è stato finanziato dalla Fondazione del principe, erede designato al trono da Haile Selassie poco prima di morire, Crhijecllu, acronimo delle iniziali dei nomi dei figli del principe: Christian, Jessica, Clarissa, Lucrezia. L’Arca dell'Alleanza sarebbe capace, secondo la leggenda, di sprigionare lampi di luce divini e folgori in grado di incenerire chiunque ne fosse colpito.

Quando la scienza racconta le verità di 2mila anni di fede

Roma Quanto accaduto ieri sera con il sorprendente annuncio nella basilica di San Paolo fuori le Mura richiama immediatamente alla memoria un evento simile, accaduto il 26 giugno di 41 anni fa, quando Paolo VI, durante l’udienza generale, disse che erano state ritrovate le ossa di San Pietro. Era stato Pio XII, nel 1939, a ordinare che si scavasse sotto la basilica vaticana e a finanziare di tasca propria le ricerche. Nel 1950 l’annuncio del ritrovamento della tomba. Appariva dunque corrispondente al vero quanto affermato durante il pontificato di Papa Zefirino (199-217) dal prete romano Gaio, il quale, rivolgendosi a Proclo, seguace dell’eresia montanista, aveva scritto: «Se vorrai venire in Vaticano e sulla via Ostiense, potrai vedere i trofei (cioè le tombe, ndr) di coloro, che hanno fondato questa Chiesa», vale a dire di Pietro e Paolo. Le ricerche, continuate dall’archeologa Margherita Guarducci, portarono al ritrovamento di un’edicola funeraria appoggiata a un muro contemporaneo, risalente circa all’anno 150, prezioso per i numerosi graffiti sovrapposti, che la studiosa decifra. Tutti contengono invocazioni a Pietro al quale sono uniti talvolta i nomi di Cristo e di Maria. Fondamentale è uno di questi graffiti, risalente al 160, nel quale si legge in greco la scritta «Petros enì», «Pietro è qui dentro». La professoressa Guarducci ritrova in una cassetta, nei locali delle Grotte vaticane, le ossa che erano state raccolte nel loculo identificato come la tomba di Pietro. Le ossa, dopo essere state analizzate, risultano appartenenti a un solo uomo, di corporatura robusta, morto in età avanzata. Erano incrostate di terra e mostravano di essere state avvolte in un panno di lana colorato di porpora e intessuto d’oro, una sepoltura particolarmente preziosa. Rappresentano frammenti di tutte le ossa del corpo a esclusione del sia pur minimo frammento di quelle dei piedi. Un particolare significativo, che richiama alla mente la circostanza della crocifissione a testa in giù e gli esiti che provocava, vale a dire il distacco dei piedi, a causa della prolungata esposizione del corpo che veniva lasciato esposto sul luogo del supplizio.Così, il 26 giugno 1968, Papa Montini annuncia: «Nuove indagini pazientissime e accuratissime furono in seguito eseguite con risultato che noi, confortati dal giudizio di valenti e prudenti persone competenti, crediamo positivo: anche le reliquie di San Pietro sono state identificate in modo che possiamo ritenere convincente».Il ritrovamento e l’identificazione delle ossa di Pietro e oggi di quelle di Paolo, confermano il dato della tradizione e attestano il fondamento apostolico della Chiesa di Roma. Il pescatore di Galilea al quale Gesù secondo il racconto evangelico affidò la sua Chiesa, e l’Apostolo delle Genti, viaggiatore e predicatore instancabile, nonché «cantore della Grazia», evangelizzatore dell’Asia Minore e della Grecia e autore delle famose epistole, ritenute i più antichi documenti scritti contenenti il messaggio salvifico cristiano, sono stati dunque martirizzati entrambi a Roma, allora capitale del mondo, sotto Nerone, nell’anno 67.È interessante notare che negli ultimi cento anni, numerosissime scoperte archeologiche hanno confermato molte delle pagine scritte dai quattro evangelisti, che nel I secolo misero nero su bianco il racconto della vita e le testimonianze riguardati Gesù di Nazaret, la sua morte e la sua resurrezione. Non c’è stata una scoperta scientifica, un ritrovamento archeologico, che abbia smentito neanche un versetto del Vangelo. Dal ritrovamento della lapide a Cesarea Marittima contenente il nome di Ponzio Pilato, il prefetto di Giudea che fece crocifiggere Gesù come richiestogli dal sinedrio agli scavi portati avanti con tenacia e passione dai francescani in Terrasanta, che hanno portato alla luce le tracce della casa di Maria a Nazaret e della casa di Pietro a Cafarnao, entrambe oggetto di devozione antichissima, risalente ai primi secoli di storia cristiana. Il cristianesimo non è una filosofia, un insieme di riti o una summa di regole morali, ma un avvenimento accaduto nella storia.

22 giu 2009

21 giu 2009

Il solstizio d'estate tra miti antichi e tradizioni popolari



21 giugno, Solstizio d’Estate: in questo giorno – conosciuto come il più lungo dell’anno – il sole culmina allo zenith, ovvero si trova nel punto più alto della volta celeste. Le giornate solstiziali nelle tradizioni precristiane erano sacre e ancora oggi ciò si riflette in una festività cattolica che cade qualche giorno dopo il solstizio canonico, al 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa latina si ricorda la natività di San Giovanni Battista. Va detto che i moderni gruppi neopagani e neodruidici celebrano tuttora il giorno di “Midsummer” (Mezza Estate, per citare Shakesperare) e i riti solstiziali che si svolgono in particolare a Stonehenge richiamano sempre migliaia di persone.I giorni solstiziali includono alcune fra le celebrazioni più popolari dell’Occidente e poiché il sole trionfa nel cielo, le antiche tradizioni collegavano questo periodo dell’anno con la comunicazione diretta fra visibile e invisibile.
Il Guardiano della SogliaIl gran numero di usanze e di piccoli rituali ancora oggi vivi in tutta Europa testimoniano che il solstizio estivo, insieme a quello invernale, resta uno dei periodi più amati e profondamente intessuti nella cultura popolare. E ai vecchi nomi ne subentrano di nuovi... per esempio, nell’antica Roma i due solstizi erano consacrati a Giano bifronte, il dio guardiano delle soglie e dei passaggi. Oggi (non è un caso) troviamo i due Giovanni, il Battista presso il solstizio d’Estate e l’Evangelista presso quello d’Inverno. I popoli antichi chiamavano i due solstizi “porte”: Porta degli Dèi o degli Immortali quello invernale, Porta degli Uomini quello estivo. Scrive Alfredo Cattabiani (in “Lunario”): «Omero descriveva nell’Odissea un misterioso antro dell’isola di Itaca nel quale si aprivano due porte. Il poeta spiegava che la porta degli uomini è rivolta a Borea, cioé a Nord (e infatti al solstizio estivo il sole si trova a nord dell’equatore celeste), mentre quella degli dèi e degli immortali è volta a Noto, ovvero a sud, perché l’astro al solstizio invernale si trova a sud dell’equatore.»
Astronomia di oggi e di ieriIl termine “Solstizio” significa “Sole stazionario” e indica che in questo momento astronomico l’astro non si alza né si abbassa rispetto all'equatore celeste. Nell’esatto mezzogiorno astronomico le ombre degli edifici e dei pali scompaiono del tutto; sempre in quest’occasione, al tropico del Cancro è possibile osservare l’immagine del disco solare nel fondo dei pozzi, riflesso dall’acqua anche a decine di metri di profondità e lo stesso fenomeno si ripete il 21 dicembre (solstizio d’inverno) al tropico del Capricorno.Un riferimento astronomico molto importante, come abbiamo visto è l’equatore celeste. Si tratta della proiezione (immaginaria) sulla volta celeste dell’equatore terrestre: è un semicerchio e mostra il percorso del sole. Durante gli equinozi (primavera e autunno) si ha parità fra giorno e notte: dodici ore di luce e altrettante di buio. In tutti gli altri giorni dell’anno il percorso giornaliero del Sole è parallelo all’equatore celeste: in primavera ed estate si ha un percorso maggiore dell’equatore celeste, quindi il giorno prevale sulla notte, in autunno e inverno accade esattamente il contrario.
Fuochi sulle montagne d’EuropaIl fascino della festa patronale dedicata a S. Giovanni risiede ancora oggi nei fuochi che si accendevano (e da qualche parte tuttora si accendono), facendo ardere mucchietti di resina, per andare poi a osservarli da lontano, la sera. Fino a qualche decennio fa, i fuochi di San Giovanni venivano accesi in tutta la Valle Camonica, soprattutto dai paesi collocati più in alto, in modo che potessero essere ben visibili da lontano. Questi falò continuano la tradizione di antichi riti pagani legati al solstizio d'estate: sono praticati dall'Irlanda alla Russia, dalla Svezia alla Grecia e alla Spagna. Documenti del XVI secolo testimoniano tale consuetudine in quasi tutti i paesi della Germania; i rituali intorno al fuoco erano connessi alla fertilità del raccolto, alla salute, alla buona sorte, a proteggere dai fulmini. In Austria, nel Salzkammergut e nella zona di Bad Goisern vicino ad Hallstatt (culla dei Celti della prima Età del Ferro) si usa ancor oggi accendere grandi falò sui fianchi delle montagne la sera del 23 giugno; celebrazione analoga è lo Highlight, un immane falò solstiziale che viene acceso a Schwarzenbach durante il Keltenfest, la festa dei Celti. Nell’antica Gallia, durante i giorni solstiziali si accendevano i fuochi sui monti dedicandoli al dio Belen (o Belenos, di cui abbiamo parlato nella pagina dedicata a Beltane).
Ruote di fuocoPer alcuni la festa di S. Giovanni sarebbe la trasformazione di un antico culto solare (un riferimento preciso è reperibile nella festa romana del 24 giugno indicata come “solstitium” o “campas”), che rivela quindi radici profonde nella tradizione rituale precristiana. Molto importante non dimenticare il legame con l’antica società agraria, che con il culto del sole aveva un forte legame simbolico. Un esempio del culto solare in ambito agricolo è rappresentato dal tradizionale gioco delle “ruzzole” praticato nell’Appennino modenese (ma attestato con piccole varianti anche in altre aree). Questa tradizione, che qualcuno vuole celtica e qualcun altro pre-celtica, ha trovato la sua massima espressione nel lancio di grandi ruote di legno accese e non di rado inghirlandate. Secondo Frazer (in “Il Ramo d’oro”), «si riferisce al ciclo discendente del sole, avente inizio nella data rituale in questione e risponde all’intento di sfondare ritualmente il nuovo anno astronomico dando, in senso magico, il via a un favorevole corso del sole, identificato nella ruota».Il lancio delle ruote infuocate è ancora vivo con le “cìdulis” delle Alpi orientali del Friuli; normalmente, prima di lanciare la sua “cìdule”, il lanciatore grida «vòdi cheste cìdule onor di...» (dedico questa ruota di fuoco in onore a...) e accompagna l’esclamazione con il nome del santo festeggiato (il rituale, rifiorito in tempi recenti, si può ripetere anche in occasione dell‘Epifania e di vari santi patroni locali). Queste ruote avvolte di paglia e incendiate, di cui si trova esempio anche in altre aree europee e spesso collegate al falò rituale, sono state interpretate come tentativi di ricostruzione simbolica del ciclo solare.
Danze intorno al falòNonostante la demonizzazione secolare dei culti agresti (ancora oggi si mormora che nella notte di S. Giovanni le streghe celebrerebbero i propri rituali), alcuni aspetti tipici di questa festa pagana non si sono spenti e hanno mantenuto una propria vitalità, conservando alcune caratteristiche: oltre ai fuochi, le sfilate, le danze, i giochi, il coinvolgimento collettivo in genere e soprattutto intorno al gran falò finale. Un’altra pratica legata a S. Giovanni è la danza intorno alle grandi pietre megalitiche, considerate cariche di poteri magici. Da sempre, con il fuoco si mettono in fuga le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Intorno ai fuochi dunque si danzava e si cantava, e nella notte magica avvenivano prodigi: le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell'aria scura promesse d'amore e di fortuna...
Raccolta di erbeTrascorrendo la notte nelle piazze e in campagna, presso fonti e fiumi, non solo si cantava e si danzava per tutta la notte, ma si prediceva la sorte e si raccoglievano erbe e foglie che venivano battezzate nelle acque da compari e comari, per essere poi devotamente appese in casa, appese alle pareti, per un intero anno.Le erbe raccolte nella notte di S. Giovanni erano ritenute speciali, le più adatte per preparare pozioni magiche e medicamentose, potenti filtri, e per preparare incantesimi. Non va considerata un’idea superstiziosa, ma piuttosto la consapevolezza (dovuta anche alla pratica) che solo in alcuni giorni dell’anno era possibile ottenere i massimi principi attivi (effetto balsamico) dai poteri vegetali. Le tradizioni erboristiche antiche rivelano infatti una matura conoscenza della fitoterapia e soprattutto la capacità di creare una simbiosi favorevole con la natura. In questa magica notte, oltre alla raccolta delle erbe, era d’uso anche bagnarsi gli arti sofferenti con la rugiada. Uomini e donne che rotolavano nudi nei prati per assorbire il potere della rugiada di S. Giovanni crearono un’atmosfera facilmente demonizzabile dall’autorità ecclesiastica, che in questa pratica individuò una manifestazione stregonesca. A tale proposito, si ricorda un Editto pubblicato a Roma il 17 giugno 1755, dal Vicario Marco Antonio Colonna, il quale avvertiva di vigilare e contenere gli «abusi che si commettono nella notte della vigilia di San Giovanni Battista» ricordando che «contro i trasgressori si procederà anche per inquisizione».Concludiamo con i fiori cari a San Giovanni: l'artemisia, l'arnica, le bacche rosso fuoco del ribes, l’erica e la verbena, della quale è credenza diffusa che, colta a mezzanotte della vigilia di San Giovanni, costituisca un'infallibile protezione contro i fulmini, ed è conosciuta in Bretagna come “erba della croce”, perché si ritiene che protegga chi la porta con sé da qualsiasi male; è nota anche come "erba della doppia vista" perché il berne un infuso facilita la visione di realtà altrimenti nascoste.
Domenica 21 Giugno 2009
tratto da Trigallia.com

17 giu 2009

In risposta a Marshall

Sono anch’io una terremotata Ma non sono scesa in piazza

Rita Mastracciterremotata Dell’aquila
Pubblicato il giorno: 17/06/09

Lettera contro la protesta del Pd

È naturale per ogni persona pensare alla propria vita proiettandola nel futuro, sia immediato che più esteso nel tempo; forse proprio il concetto stesso di vita comprende necessariamente quello di tempo: (...)
(...) tempo per vivere. Ma per noi aquilani, che dal 6 aprile, nel giro di 30 secondi, abbiamo toccato con mano la facilità della morte e quasi la casualità del restare in vita, il concetto di tempo si è pressoché dissolto. Non ci appartiene più. È semplicemente impossibile fare una pianificazione per un periodo che possa dirsi ragionevole.
Io sono una sfollata sulla costa adriatica. Essere stata accolta, subito dopo il sisma, in una struttura alberghiera, in cui è possibile godere di uno spazio personale piccolo ma assolutamente “vitale”, ed essere accudita da persone gentili e disponibili, mi ha salvato dalla depressione. Ma non è facile vivere “sospesi”. L’incertezza del tempo rende impotenti, eppure siamo consapevoli di come non ci sia tempo da perdere, di come tutto vada deciso in fretta. Per le correzioni in corso d’opera, magari si vedrà. L’essenziale è iniziare.
Per questo sono grata al premier. Anche se non sono mai stata una “berlusconiana”, devo riconoscere al Cavaliere di essere un creativo e di dare il meglio proprio in situazioni di emergenza, laddove si richiedono doti imprenditoriali. Non sono andata alla manifestazione di Roma, un’iniziativa fuori luogo e appunto fuori tempo, proprio per fiducia nei confronti del capo del governo, che ha anche spostato la sede del G8. Ha sempre detto di essere per una politica del “fare” contro il “teatrino”, con tutti i giochetti di parte e controparte. Soprattutto, all’Aquila si è esposto di persona, come uomo, ha messo in campo sentimenti che ci toccano nel profondo: ha giurato dinanzi alle bare che L’Aquila sarà ricostruita. Spergiuro sulla sacralità della morte? Non ci credo.
Certo, ci sono difficoltà oggettive e la bacchetta magica non ce l’ha nessuno. Ricostruire L’Aquila non è come costruire Milano 2. Servono molti soldi, tempo e un grande impegno anche culturale, specie per il centro storico. Non si può ricominciare a vivere senza la memoria del passato che significa radici, identità, valori. Ricostruzione significa “recupero” e “restauro” di tutto il patrimonio artistico oltre che restituzione a ogni singolo cittadino dei propri beni distrutti, ripresa economica e di nuovo vita di relazione. Anche la volontà e l’impegno della gente sarà fondamentale.
Certo, senza soldi sicuri non si fa nulla. Ha ragione chi chiedeva a Berlusconi di lasciar perdere il Ponte sullo Stretto a favore dei terremotati. Credo che per consegnare il suo nome alla storia basterebbe a Berlusconi ricostruire L’Aquila. Forse proprio per questo l’opposizione gli mette molti bastoni tra le ruote, agita masse e organizza pullman...
Il Cavaliere ha già detto che la gestione statale dei soldi non sarà troppo... statalista. Nel senso che al privato cittadino si darà spazio nella scelta di tecnici e imprese. Che le direttive partano dal governo, più che dai politici locali, forse è un bene: si eviteranno strumentalizzazioni e prese di posizione di parte a ritardare i lavori. Forza Silvio, falli impazzire definitivamente: inizia da domani con atti e fatti concreti a ricostruire.

16 giu 2009

Ingratitudine

La protesta di oggi dei terremotati abruzzesi davanti a Montecitorio, fa pentire quanti si sono prodigati per loro, e quanti hanno loro inviato offerte per la ricostruzione. Al sentire notizie di tale tenore, chi finora ha provato sentimenti di vicinanza con costoro, ora ne sente ripugnanza per l'ingratitudine di cui si fanno manifesti.
Ho una certa età e ho visto dal vivo l'alluvione di Firenze, i terremoti del Belice, dell'Irpinia e del Friuli. Mai, quei terremotati e alluvionati hanno potuto godere e beneficiare di tante attenzioni, premure, aiuti a cascata come in questa occasione. Sentire poi che "tante donne abruzzesi stanno preparando per il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, un'accoglienza indimenticabile per il G8, che tutto il mondo potrà vedere", fa proprio cader le braccia.
E' capitato a loro, come poteva capitare a chiunque altro di noi, ma che loro sembra vogliano approfittare nel volere di tutto e di più dallo stato, questo non va affatto bene. E' come se un malato cronico se la prenda con il mondo per la sua malattia, e, vedendosi poi attorniato di gentilezze e cortesie, pretenda poi da loro fin quasi l'impossibile. Ad un certo punto quel malato verrà lasciato solo e abbandonato al proprio destino.
Il proverbio: "aiutati, che il ciel t'aiuta" è proprio indicato per i malati cronici e per chi ha subito tragedie, come gli abitanti dell'Aquila. Se poi, invece, costoro anzichè essere grati e riconoscenti si fanno sobillare dai fomentatori e dai seminatori di discordie, diventerà peggio per loro, perchè alla fine si ritroveranno soli e abbandonati.

15 giu 2009

Massacrati perché stranieri e missionari

Li hanno massacrati tutti e nove, compreso i tre bambini. Le donne come ultimo sfregio sono state mutilate.Si è concluso così il rapimento dei nove occidentali scomparsi venerdì in Yemen, l’ipotesi più probabile, visto che sono stati giustiziati immediatamente dopo il rapimento e le donne mutilate, fanno pensare alla componente locale qaedista che ha minacciato i turisti: “non venite nello Yemen o sarete dei bersagli”. E’ già accaduto, infatti che stranieri siano stati attaccati con kamikaze ed autobombe dai terroristi fondamentalisti che sono in continua crescita. Inoltre alcune delle vittime appartenevano ad una missione evangelica, un aspetto che non può assolutamente essere sottovalutato.In un comunicato diffuso a marzo, dopo un attentato contro un gruppo di sudcoreani, i terroristi fondamentalisti avevano detto chiaro e tondo: “Portano la corruzione nella nostra terra e giocano un ruolo pericoloso nella diffusione del cristianesimo”.
Il gruppo é stato sequestrato da uomini armati mentre faceva un pic-nic nei pressi di Saada, nel nord dello Yemen. I sei adulti uccisi facevano parte di un'organizzazione internazionale che da 35 anni opera nell'ospedale di Saada, la provincia dove è avvenuto il sequestro al confine con l'Arabia Saudita.“È un atto vile che ha preso di mira innocenti ospiti dello Yemen, giunti per fornire servizi umani ai suoi cittadini”, ha commentato un funzionario yemenita.E io mi domando come si possa coinvolgere dei bambini in avventure così pericolose portandoli anche a pic-nic in luoghi deserti e terreno di caccia di predoni ed estremisti, ben sapendo che questi ultimi non hanno pietà per nessuno.Un paese dove le donne vanno in giro vestite come fantasmi neri, di cui s'intravvede a mala pena gli occhi.
E con questi precedenti: -Tre medici americani muoiono in un attacco di estremisti islamici al Baptist Hospital di Jipla, a sud di Sanaa; un quarto riporta gravi ferite. -Un'autobomba esplode al passaggio di una carovana di turisti nella regione orientale di Marib; muoiono sette spagnoli e due autisti yemenita. -In un attacco a un gruppo di turisti vengono uccisi due cittadini belgi e uno yemenita.-Colpi di mortaio nel centro di Sanaa, vicino all'ambasciata Usa, muoiono un poliziotto e una studentessa. L'attacco e' rivendicato da Al Qaeda. -Razzi contro un quartiere residenziale di Sanaa, abitato da petrolieri americani e da altri stranieri. Subito dopo, l'ambasciata Usa nello Yemen ordina lo sgombero dello staff non essenziale; l'attacco è rivendicato dalle brigate di Al Qaeda Jund Al-Yemen. -Kamikaze si fa esplodere al passaggio di una carovana di turisti a Shibam, nel sud-est. Muoiono quattro sudcoreani.