Censura web, ma dissidenti in Rete
Per le vie di Pechino fervono già i preparativi in vista del 60esimo anniversario della nascita del Partito comunista cinese, che ricorre il primo ottobre, ma non c'è alcuna traccia del 20esimo anniversario del massacro di Piazza Tienanmen, avvenuto tra il 3 e il 4 giugno 1989. Il silenzio scelto da Pechino è assordante. Alcuni siti sono stati oscurati, ma la censura cinese non è riescita ad oltrepassare i propri confini.
Negli ultimi giorni sono infatti tornati a parlare gli eroi di quelle proteste che volevano essere pacifiche. Il più agguerrito è Wang Dan, che è stato uno dei leader studenteschi dell'Università di Pechino e uno dei 21 ex studenti "most wanted" dal regime cinese. Dopo la repressione fu incarcerato due volte per un totale di oltre quattro anni, finché riuscì a scappare in esilio negli Stati Uniti. In questi giorni ha rilasciato diverse interviste, visibili online, in cui spiega cosa fu veramente Tiananmen.
Oltre a quella di Wang, sul web si trovano molte testimonianze di ex studenti, come quella di Yang Jianli, che oggi vive a Boston, e a cui è stato negato il visto d'ingresso a Hong Kong, sua città natale. Yang voleva poi recarsi a Pechino per commemorare l'anniversario con altri attivisti. E c'è poi chi come Cui Weiping non prese direttamente parte alle proteste, ma oggi si sente in dovere di parlare perché non potrà mai dimenticare i pantaloni insanguinati del marito quando la notte di vent'anni fa tornò a casa con l'orrore negli occhi. Cui, che vive ancora a Pechino, a metà maggio aveva postato sul suo blog la domanda provocatoria: "Vogliamo continuare ad andare avanti con questo silenzio?". I censori hanno subito rimosso la frase, ma questa è riapparsa in altri siti e continua ad essere ripresa ogni volta che Pechino cerca di riportare il silenzio sulla Rete.
Il 14 aprile del 1989 oltre un milione di studenti e lavoratori si mobilitarono per dare vita alla più grande manifestazione contro il regime cinese. Il bilancio della protesta parla di sei settimane di scontri, tremila morti, migliaia di feriti e centinaia di giovani arrestati. Ma i dati non sono mai stati confermati dalle autorità. La manifestazione fu soffocata nel sangue meno di due mesi più tardi nella notte tra il 3 e il 4 giugno in Piazza Tienanmen. I carri armati entrarono nel cuore storico della capitale all'alba, seminando panico e morte. Ma ecco nel dettaglio le tappe più importanti della "primavera di Pechino".- 15 aprile: Muore l'ex capo del partito comunista e leader riformista Hu Yaobang, sospeso dalla carica nel 1987 con l'accusa di non essersi opposto abbastanza alla liberalizzazione borghese. Gli studenti gli rendono omaggio e cominciano a sfilare per Pechino fino a ritrovarsi in piazza Tiananmen. E' così che comincia la rivolta. Ma ai giovani che chiedono a gran voce democrazia, riforme, fine del nepotismo e della corruzione, i leader cinesi Deng Xiao Ping, Li Peng e Yao Yilin rispondono rifiutando il dialogo.-18-21 aprile: La rivolta si allarga. Cominciano ad arrivare a Pechino migliaia di universitari e lavoratori da tutto il paese. A gran voce chiedono più libertà e democrazia e la fine della dittatura.
22 aprile: Migliaia di studenti si riuniscono fuori del palazzo del Popolo sulla piazza di Tien an men per partecipare al servizio funebre per Hu Yaobang. Scatta l'allerta. Il governo annuncia severe ritorsioni contro i manifestanti. I giovani chiedono un incontro con Li Peng, ma il loro appello viene respinto. - 26 aprile: Il giornale di stato "Il quotidiano del popolo" pubblica un durissimo editoriale in cui si condannano le manifestazioni degli studenti e si invoca una presa di posizione chiara contro la rivolta. A ispirare l'articolo Deng Xiaoping, allora eminenza grigia del regime. E' come benzina su fuoco. - 4 maggio: Decine di migliaia di studenti in almeno cinque città chiave del paese scendono in piazza. E' la più grande manifestazione popolare in 40 anni di comunismo. L'iniziativa coincide con il 70 esimo anniversario del Movimento del 4 Maggio, un movimento culturale da sempre in prima linea per una Cina più forte. Zhao Ziyang, il capo del partito comunista, dal meeting con le banche asiatiche annuncia che la rivolta sarà sedata gradualmente. - 13 maggio: Alla vigilia della visita in Cina del leader sovietico Mikhail Gorbachev, centinaia di studenti cominciano lo sciopero della fame a tempo indeterminato su piazza Tienanmen contro il governo che rifiuta il dialogo. - 15 maggio: Comincia la visita di stato di Mikhail Gorbachev che arriva a Pechino per il primo summit sino-sovietico in 30 anni. Le proteste degli studenti costringono le autorità a cancellare la cerimonia di benvenuto su piazza Tienanmen. - 19 maggio: Zhao Ziyang si reca in piazza Tienanmen e fa appello agli studenti a cercare di trovare un compromesso. Ad accompagnarlo Li Peng e Wen Jiabao, l'attuale premier cinese. Zhao è favorevole a introdurre riforme. E rivolto alla folla dice: "Noi siamo arrivati troppo tardi". E' una delle sue ultime azioni politiche. - 20 maggio: Entra in vigore la legge marziale in numerosi distretti di Pechino e l'esercito comincia a dirigersi verso il centro della citta'. Moltissimi civili tentano di bloccare l'avanzata dei carriarmati anche innalzando barricate nelle strade. I soldati hanno ordine di non aprire il fuoco. - 24 maggio 1 giugno: La protesta continua senza che esercito o sicurezza intervengano. - 2 giugno: Gli alti ranghi del partito comunista approvano il piano per porre fine in maniera definitiva e con la forza alla rivolta. - 3 giugno: Le truppe aprono il fuoco su Tienanmen. E' un ammonimento. In serata migliaia di soldati convergono verso il centro di Pechino. La gente si riversa nelle strade per tentare di bloccarli. E' l'inizio del bagno di sangue. Tantissimi i morti e i feriti. - 4 giugno: La città è in stato di shock. I soldati aprono di nuovo il fuoco. Hanno luogo sporadiche sparatorie durante tutto il giorno. Il governo definisce l'intervento militare una grande vittoria. Da un quotidiano di stato si fa appello all'esercito a pene severe nei confronti di chi è senza legge e pianifica rivolte. Ma una servizio radiofonico in lingua inglese in onda su radio Pechino dà notizia dell'uccisione di migliaia di civili, parlando di spaventosa violazione dei diritti umani e di barbaro eccidio. Poi una precisazione delle autorita' che sostiene che nessuno è stato ucciso sulla piazza. Inizia cosi' un balletto di cifre sulle vittime: per alcuni a morire furono qualche centinaia, per altri qualche migliaia. - 5 giugno: Ore 12 del 5 giugno 1989. Un giovane, di cui non è mai stata svelata l'identità e del quale non si è mai saputa la sorte, sotto gli occhi delle telecamere di tutto il mondo, attraversa piazza Tiananmen, sfidando la colonna di carriarmati, schierati dal regime. Fotogrammi, quelli del "ribelle sconosciuto", come lo definì il Time, che fecero di colpo il giro del mondo, assurgendo a simbolo di libertà, a memoria di quei giorni drammatici, di quella primavera insanguinata. Immagini immortalate ancor oggi su manifesti e t-shirt e inserite da Wim Wenders anche in uno dei suoi film più famosi, "Fino alla Fine del Mondo", del 1991. - 9 giugno: Deng Xiaoping appare per la prima volta in pubblico dall'inizio della rivolta, lodando gli ufficiali dell'esercito per il modo in cui sono riusciti a sedare le proteste e scagliandosi contro i dimostranti che non volevano altro che rovesciare il regime comunista.
3 giu 2009
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