Non potendo fare il copia-incolla, trascrivo integralmente lo stralcio di una pagina di Mario Tobino, scritta per l'introduzione del Grande Libro della Toscana - Mondadori - prima edizione novembre 1986.
"Una volta mi innamorai di Livorno."
Prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale ogni tanto mi richiamavano alle armi, non so perchè, "per aggiornamenti", dovevo presentarmi all'ospedale militare di Livorno, per un mese.
Il risultato fu che mi nacque l'amore per questa città. Livorno già la conoscevo ma di fuga. Durante questi richiami me la godetti. A mezzogiorno ero già libero; all'ospedale poco da fare, di novità neppure l'ombra.
Livorno era bella innanzitutto per lo spirito dei cittadini, la disposizione alla modestia, alla fratellanza perfino il "becerismo" non era tale, serviva per nascondere il pudore.
Livorno era differente dalla mia spiaggia, da Viareggio. Aveva un porto, irto di ferro, fortificazione dei Medici, le dighe della Meloria, del Marzocco, della Vigliaia; aveva un'architettura marinara. Non mi stancavo di ammirarla in ogni pietra.
Avevo affittato una stanzetta vicino all'ospedale militare, nel viale che porta alla stazione. Di lì, subito dopo mezzogiorno, mi partivo e, beatamente, arrivavo alla statua dei Quattro Mori. Ce n'era per la strada da vedere! Sorridevo davanti al Cisternone, il serbatoio dell'acquedotto, un bambinone che gonfia la gota, e di colpo c'era la grande piazza colma di cielo, piazza del Voltone, con torno-torno ciarliere case popolane. E' una piazza rettangolare, vastissima, fresca per la brezza marina, in certe ore piena di gridii dei ragazzi. Due bianche statue si ergono ai poli opposti, bonari regnanti, Ferdinando III e Leopoldo II.
Subito dopo, procedendo, incontravo la statuetta del Fattori, sul marciapiede, un cittadino qualsiasi, il berrettino accartocciato sulla testa, uscito un momento dallo Studio per una boccata d'aria.
Iniziavo la "Via Grande". O maledetta guerra, quanti ritratti hai polverizzato. Era una strada tra le più livornesi, le case tutte con la stessa parlata, la medesima altezza, tinte di un grigio smunto, le persiane di verde screpolato. Ci aleggiavano tante minute storie e insieme una struggente nostalgia per la vita che fluisce via, si perde lontano, nel nulla. Il commovente dei livornesi è che provano una viva gioia a confidarsi, ad aiutarsi, non credono affatto che la miseria sia una vergogna e innanzitutto parlano senza ipocrisie; non sono chiacchieroni, confessano tutto ciò che passa loro per l'animo.
Eccomi già - mi pareva fossero trascorsi solo pochi secondi - eccomi già alla Tacca, ai Quattro Mori, al porto, tra le fortezze dei Medici che tra poco le bombe avrebbero squarciato.
Davanti c'era una trattoria: "La botte ritta". Mi sedevo all'esterno; i miei richiami militari erano sempre nelle buone stagioni. Con le dita quasi potevo stringere il naso a uno dei quattro mori incatenati o avviare un discorso col Granduca, con Ferdinando I che un poco si pavoneggia sopra gli schiavi.
Lasciavo che la fantasia andasse per conto suo, i ferruginosi vapori accostati alle banchine mi incitavano, le imponenti sagome delle fortezze medicee adornate di un gentile nastro di marmo mi stimolavano a resuscitare vecchi provvedimenti fiorentini: il porto franco, la "Costituzione Livornina", che permise a tanti ebrei di accorrere, trovare una patria.
Passavo dolci minuti, e infine mi dirigevo verso i quartieri popolari, al rione mediceo della "Venezia Nuova" dove mi aspettavano delle case nude, lineari, ma gli intonachi per le brezze marine mantenevano umide le tinte e il salmastro vi aveva disegnato sopra fantastiche figure, maschere ridanciane o luttuose che si muovevano, mi ammiccavano, erano sul punto di parlarmi.
Poi ci fu l'ultimo dei richiami, quello per la guerra, e addio bella Livorno!..."
Sopra: Mario Tobino, da Wikipedia; monumento dei Quattro Mori, in piazza Micheli, Livorno (foto riprodotta dal sito Grifotour , al quale è richiesta concessione d'uso).
Nota di Aquaeductus
Tobino parla di piazza del Voltone, in effetti questo è il nome popolare, inizialmente si chiamava Piazza dei Granduchi, ci sono le statue di Ferdinando III e di Leopoldo II, successivamente con l'unità d'Italia fu ribattezzata piazza Carlo Alberto, attualmente si chiama piazza della Repubblica. E' una pessima abitudine quella di cambiare nome alle vie e alle piazze, solo per ragioni politiche. E' nata come piazza dei Granduchi e tale nome avrebbe dovuto conservare.
La piazza misura circa 19.000 metri quadri e la struttura è quella di un ponte a volta da qui il nome Voltone.
Nota di Aquaeductus
Tobino parla di piazza del Voltone, in effetti questo è il nome popolare, inizialmente si chiamava Piazza dei Granduchi, ci sono le statue di Ferdinando III e di Leopoldo II, successivamente con l'unità d'Italia fu ribattezzata piazza Carlo Alberto, attualmente si chiama piazza della Repubblica. E' una pessima abitudine quella di cambiare nome alle vie e alle piazze, solo per ragioni politiche. E' nata come piazza dei Granduchi e tale nome avrebbe dovuto conservare.
La piazza misura circa 19.000 metri quadri e la struttura è quella di un ponte a volta da qui il nome Voltone.
Le seguenti foto sono tratte dal blog di VP http://livornodailyphoto.blogspot.com/2009/09/piazza-della-repubblica.html